COP26 chiede al settore aereo di raggiungere l'impatto zero nel 2050

COP26 chiede al settore aereo di raggiungere l'impatto zero nel 2050

Perché le emissioni zero nell'aviazione sono una sfida rilevante

La conferenza COP26 ha stabilito l’obiettivo emissioni zero per l’aviazione al 2050. Aeroporti e compagnie aeree stanno adottando iniziative anti-inquinamento, ma anche misure pubbliche di incentivazione sarebbero utili per sostenere tale impegno, in un settore chiave per l’economia

L’aviazione è al centro della crescita economica e della ripartenza dell’economia dopo due anni di pandemia. Tuttavia, il settore si trova davanti a sfide molto importanti, non solo per la difficile regolamentazione dovuta al Covid-19, ma anche per quanto riguarda la sua decarbonizzazione. Nel complesso, il trasporto aereo ha un impatto per circa il 3,8% delle emissioni totali e per il 13,9% nel settore dei trasporti a livello europeo. Il trasporto su gomma incide per circa il 74% secondo i dati della Commissione Europea.

La sfida è notevole perché gli obiettivi sono rilevanti per il settore aereo, al quale COP26 chiede di raggiungere l’impatto zero entro il 2050, per esempio. Tutto questo è reso più complesso dal momento che negli ultimi anni (ad eccezione del periodo Covid-19), il traffico aereo è molto cresciuto. In generale, se guardiamo gli ultimi anni, è vero che il settore ha visto aumentare le proprie emissioni complessivamente, ma ciò è dovuto principalmente proprio al forte incremento del traffico.

Un settore in crescita

Solo per fare un esempio: dal 1997, anno della liberalizzazione del trasporto aereo, al 2019, ultimo anno pre-pandemia, il numero di passeggeri in Italia è salito da 53 milioni a 161 milioni. Le emissioni per singolo viaggiatore sono andate riducendosi nel corso del tempo, anche grazie ai miglioramenti apportati dai produttori aerei, a un generalizzato incremento delle dimensioni dei velivoli (più efficienti) e a un load factor (tasso di riempimento) più elevato.

L’efficienza derivante dalla concorrenza si è spostata pure verso l’ambiente perché in generale le compagnie aeree hanno visto un forte aumento del loro tasso di riempimento. Avere aerei più occupati, infatti, significa avere una minore emissione per passeggero. La riduzione dei consumi di carburante, una delle principali voci di costo delle compagnie aeree, è diventata un obiettivo sempre più rilevante negli ultimi 20 anni.

Di conseguenza, la riduzione delle emissioni per passeggero è stata una costante da quando il mercato ha vissuto questa spinta competitiva. La sfida è però tuttavia al forte incremento di traffico che ha fatto aumentare le emissioni totali. Partendo dal presupposto che la necessità di viaggiare deriva dalle esigenze del consumatore, è chiaro che bisogna cercare di raggiungere obiettivi rilevanti per la riduzione delle emissioni nel settore aereo, più di quanto sia stato fatto fino ad ora.

Indubbiamente gli aeroporti giocano un ruolo importante in questa nuova sfida, dato che è possibile rendere gli scali ad impatto zero. Questo obiettivo rilevante è già parte di diversi aeroporti europei ed italiani, dato che molti tra questi hanno già raggiunto i massimi livelli di certificazione per quanto riguarda la riduzione dell’impatto ambientale.

È chiaro che sarebbe necessario cercare di favorire tale miglioramento. Ad esempio, il Governo poteva pensare di investire dei soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il raggiungimento degli obiettivi, tramite una sempre maggiore efficienza degli aeroporti.

Se da un lato molti tra questi, anche italiani, stanno raggiungendo l’impatto ambientale zero, dall’altro la sfida per le compagnie aeree sembra essere più complessa. L’avvento della tecnologia degli aerei elettrici è ancora molto lontano nel tempo, anche se i produttori stanno spingendo in questa direzione. L’efficienza energetica e quindi ambientale dei nuovi velivoli è sicuramente molto rilevante e i passi in avanti compiuti negli ultimi decenni sono davvero importanti.

Però da un punto di vista d’azione della regolazione, l’incentivazione potrebbe anche arrivare sul fronte delle compagnie aeree. Quali sono dunque le mosse che possono essere attuate dai governi e quali dagli operatori di trasporto?

Il ruolo dei carburanti sostenibili

Alcuni vettori aerei stanno spingendo verso un utilizzo del SAF (Sustainable Airline Fuel), ma questi carburanti hanno ancora costi molto elevati. Essendo proprio questa la prima voce di costo, non è facile chiedere alle compagnie aeree di investire in maniera rilevante su questa tecnologia, tanto più dopo due anni di pesantissime condizioni economiche dovute al Covid-19.

Ad esempio, il 2 febbraio scorso Turkish Airlines ha compiuto un volo con i carburanti ambientalmente sostenibili tra Istanbul e Parigi Charles de Gaulle, con una riduzione dell’87 per cento delle emissioni. Ma è altresì chiaro che in questo momento è molto complesso pensare che tutto il settore possa andare velocemente verso questa tecnologia, per via dei costi.

Qualcosa può essere fatto dalle compagnie aeree, come nel caso citato, ma è indubbio che vi potrebbe essere un’incentivazione da parte dei governi per far sviluppare le economie di scala nella produzione di questa tipologia di carburante e ridurre dunque i costi.

La riduzione dei costi di produzione del SAF potrebbe essere un obiettivo nel corto-medio periodo anche grazie all’incentivazione derivante dai diversi esecutivi. D’altronde, sono proprio i governi che stanno spingendo nella direzione di una forte riduzione delle emissioni con obiettivi certamente molto sfidanti sia per il 2030 che il 2050, come sottolineato precedentemente.

Guardare avanti

Nel lungo periodo, lo sviluppo tecnologico degli aerei potrebbe portare ad una forte riduzione delle emissioni degli stessi. È chiaro che obiettivi sfidanti da un punto di vista ambientale, potrebbero portare ad un aumento dei costi per il settore aereo stesso.

Tuttavia, è bene sottolineare come l’aereo sia difficilmente sostituibile con altri mezzi di trasporto. Il treno ad alta velocità ha già sostituito laddove era conveniente l’aereo e l’esempio italiano lo mostra perfettamente.

Infatti, la quasi totalità della crescita del trasporto aereo negli ultimi 20 anni è dovuta al traffico internazionale ed intercontinentale, dove il treno non è competitivo in termini di tempo e di prezzi.

È dunque necessario focalizzarsi su quanto è possibile mettere in atto per ridurre l’inquinamento con proposte chiare, sempre tenendo conto anche delle esigenze dei viaggiatori e cercando di prendere decisioni che non mettano a rischio la sostenibilità economica di un settore che ha già fortemente sofferto la crisi dovuta al Covid-19.


Andrea Giuricin - Ad di TRA consulting, una compagnia di consulenza strategica con sede a Barcellona e Milano, nei settori del viaggio, trasporto, infrastrutture e logistica. Professore aggiunto di Economia dei trasporti all’Università di Milano Bicocca, responsabile per gli studi sui trasporti al Cesisp e già visiting professor alla China Academy Railway Sciences. È consulente senior per la Banca mondiale, per le riforme del settore in Asia e in Africa e consulente alle Nazioni Unite sui trasporti. Coopera con molte autorità dei trasporti (in Spagna, Italia, Regno Unito, Francia, Malesia, Sud Africa), la Commissione europea e altre istituzioni internazionali. Ha pubblicato molti libri e analisi citate dai media (Ft, Bloomberg, Reuters, Xinhua, Wall Street Journal, Business Week, Bbc, The Economist, Le Monde, O Globo).

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