La sostenibilità è un tema ancora assai distante dal mondo degli stadi di calcio italiani. La Juventus, con il suo Allianz Stadium, rappresenta un’eccezione. A partire dalla stagione 2019/2020, ha iniziato il processo di divulgazione della propria “carbon footprint”. Il primo passo concreto del percorso ambientale è iniziato nella stagione 2020/2021 con la compensazione delle proprie emissioni dirette controllate dall’organizzazione (categoria “Scope 1”) e di quelle indirette legate alla produzione di elettricità, vapore o calore (”Scope 2”), tramite la compensazione delle emissioni di CO₂ finanziando progetti di riduzione delle proprie emissioni attraverso i crediti di carbonio.
Felice Fabrizio, People Sustainability manager della società sottolinea che «da luglio 2023 abbiamo avuto un cambiamento organizzativo. Il team Esg è entrato a far parte della direzione di People and Culture e questo è un aspetto importante, perché è frutto anche di una riflessione strategica, nel senso che dobbiamo investire prima sulla promozione di criteri di sostenibilità tra le nostre persone, in modo tale che tutti i colleghi nel loro piccolo contribuiscano al raggiungimento di un obiettivo di sostenibilità».
Dalla prossima stagione l’asticella si alzerà notevolmente perché si andranno a misurare anche le emissioni “Scope 3” che «includono tutta un'altra dimensione di emissioni legate soprattutto alla mobilità dei tifosi, che ad oggi non abbiamo misurato - prosegue Fabrizio -. Abbiamo deciso di farlo a partire dalla prossima stagione, poiché saremo oggetto della direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Direttive, nda), una nuova normativa europea in cui rientra Juventus come società quotata, per numero di dipendenti e per fatturato, che impone degli standard di rendicontazione ancora più forti».
Lo spostamento dei tifosi, per un club come la Juventus che ha una “fanbase” distribuita su tutto il territorio nazionale, è un problema di soluzione tutt’altro che facile e che, necessariamente, deve passare da un accordo con il sistema di trasporto pubblico locale.
Francesco Gianello, Facilities Management Director di Juventus sottolinea che «abbiamo una serie di iniziative in cantiere, speriamo di iniziarne a portarne a casa qualcuna entro la fine della stagione. Sicuramente una strada può essere quella che, per esempio, a Torino, è già stata adottata, in occasione degli ATP di tennis, ovvero dare automaticamente diritto al trasporto pubblico gratuito allo spettatore che acquista il biglietto dell'evento. Un'iniziativa che ha dei benefici non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista dell’esperienza generale, perché consente di vivere completamente la città».
«In questa fase stiamo cominciando a lavorare su come gestiamo l'area dello stadio il giorno della partita - aggiunge -. Lo stadio non è nato per essere uno stadio da 40mila posti, ma da 67mila (l’Allianz Stadium è stato costruito nell’area che prima era occupata dallo stadio Delle Alpi che aveva una capienza di oltre un terzo superiore, nda). Quindi ha grandi spazi, sia interni che esterni, ha un numero di parcheggi piuttosto elevato. Un aspetto critico è rappresentato dal trasporto pubblico locale che porta oggi una percentuale irrilevante di tifosi allo stadio, inferiore al 5%».
La società ha in corso contatti con la società di trasporto pubblico locale per portare questa percentuale prima possibile al 15% e progettare la creazione di «spazi preferenziali che consentano il deflusso dallo stadio di mezzi pubblici e taxi, evitando che vengano bloccati nel traffico ordinario». «La società già nel 2019 aveva commissionato a una società terza esperta di mobilità nei grandi eventi la creazione di un'area intorno allo stadio nella quale si entra solo se in possesso del parcheggio. Ci stiamo arrivando. Si tratta di una zona dove il posto auto è certo e garantito acquistando un tagliando su Internet anche cinque minuti prima dell’inizio della partita».
Non solo. Nel medio termine la Juventus punta a realizzare zone per la ricarica di monopattini e biciclette elettriche e un’area periferica in cui i taxi possano muoversi liberamente e immettersi nella circolazione viaria e da accessi garantiti.
Ma il risparmio energetico passa anche da scelte che sono apparentemente più piccole. «Nel 2016 avevamo uno dei più potenti impianti di illuminazione interna ma era con lampade a ioduri - ricorda Gianello -. Poi ho visto un impianto a Led fantastico allo stadio del Chelsea di Londra» e, nonostante il nostro stadio fosse nuovo e avesse appena cinque anni, si è deciso di passare al Led. «Abbiamo preso i classici “due piccioni con una fava” perché oggi abbiamo una “entertainment arena” e allo stesso tempo abbiamo abbattuto i consumi di circa il 30%, abbassando anche di un significativo valore economico la manutenzione. Una volta fatto il catino, la struttura, siamo passati alle aree interne dello stadio. Oggi non ci manca molto, ma siamo piuttosto vicini a poterci dichiarare uno stadio full Led».