Il futuro della mobilità si prospetta tutto all’insegna dei veicoli a guida autonoma negli ambienti urbani ed extraurbani e delle infrastrutture digitalizzate al servizio di vetture, autocarri e trasporti pubblici autonomi, elettrici e connessi. Pertanto, quando si parla di città intelligenti, bisogna mettere in conto un aggiornamento della mobilità finalizzato a una gestione sostenibile del traffico. Un aiuto in tal senso può giungere dai Sistemi di trasporto intelligente (ITS).
Ottimizzare il flusso di traffico ha a tutti gli effetti un impatto benefico sulla qualità dell’aria e sulla sicurezza stradale, dal momento che le strade principali risultano decongestionate e si forniscono servizi innovativi per migliorare l’esperienza di viaggio degli utenti finali. Pioniere nell’innovazione, Yunex Traffic fornisce questo tipo di soluzioni con una specializzazione nello sviluppo e nella fornitura di piattaforme hardware e software integrate.
L’azienda conta oltre 3.000 dipendenti e opera già in più di 600 città (tra cui Londra, Dubai, Berlino, Bogotà e Miami), dislocate in 40 paesi e 4 continenti (Europa, Americhe, Asia e Oceania). Ha stabilimenti di assemblaggio e centri di ricerca e sviluppo in Europa e negli Stati Uniti.
Già attiva in passato con il nome di Siemens ITS, Yunex Traffic è una società indipendente dal 2021 e lo scorso luglio è stata acquisita da Atlantia, un attore globale leader nel settore delle concessioni di infrastrutture di trasporto e di servizi avanzati di mobilità, con più di 23.000 dipendenti in tutto il mondo. La vendita si è conclusa al prezzo offerto di 950 milioni di euro, dopo una gara d’appalto internazionale indetta da Siemens.
Yunex Traffic punta a consolidare la propria posizione di punta a livello globale nei sistemi di gestione adattiva del traffico, nelle soluzioni intelligenti per il collegamento in rete del traffico e nei sistemi di pedaggio. Infra Journal ha contattato Markus Schlitt (nella foto sotto, ndr), confermato in qualità di CEO per guidare l’azienda in questo percorso.
Dottor Schlitt, secondo il Green Deal dell’Unione Europea, le emissioni di gas serra legate ai trasporti vanno ridotte del 90% entro il 2050. Considerando le attuali condizioni delle infrastrutture per la mobilità, riusciremo a raggiungere questo obiettivo?
«Se continuiamo così, sarà praticamente impossibile raggiungere questo obiettivo, soprattutto perché l’impatto ambientale della mobilità non farà che aumentare. Oggi ci sono 8 miliardi di persone sul pianeta ed entro il 2050 quasi il 70% di noi vivrà e si sposterà nelle città. Le strade stanno già scoppiando e il 99% della popolazione mondiale respira già un’aria talmente inquinata da superare i limiti dell’OMS: come sarà la situazione nel 2050?
Ma non tutto è perduto: se ci rimbocchiamo le maniche e ci mettiamo subito al lavoro, sono convinto che abbiamo ancora una possibilità per raggiungere l’obiettivo del Green Deal dell’UE. Dalla mobilità elettrica alla gestione ambientale del traffico, ai trasporti ecologici: possiamo fare molto per una mobilità più sostenibile. E dobbiamo farlo. Perché per raggiungere questo obiettivo ambizioso, dobbiamo ripensare completamente la mobilità. Non possiamo più permettere che i veicoli con motore a combustione inquinino l’aria, che le auto intasino le strade e che i trasporti pubblici vengano considerati un optional. Dobbiamo ripensare da zero il nostro modo di spostarci».
Quali misure dobbiamo adottare ora?
«Se vogliamo ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti, servono cambiamenti strutturali nei comportamenti legati alla mobilità. Invece di viaggiare da soli in auto con motori a combustione interna, dobbiamo muoverci insieme con modalità di trasporto più sostenibili. I mezzi pubblici dovrebbero avere la priorità. Solo così riusciranno ad attirare più utenti e a sostituire parte del traffico individuale. Esistono diversi approcci per risolvere questo problema. Un possibile fattore chiave sono i prezzi. Se ad esempio le città facessero pagare una tassa per l’accesso al centro, qualcuno potrebbe comunque decidere di andarci in auto, ma molti pendolari sarebbero incoraggiati a scegliere i mezzi pubblici.
Inoltre, dobbiamo gestire il traffico tutelando l’ambiente. I sistemi digitali per il traffico sono in grado di misurare i livelli di inquinamento urbano in modo molto accurato, fornendo così un’importante base di partenza per le decisioni in merito alla riduzione delle emissioni dovute al traffico.
Abbiamo già installato questi sistemi di gestione ecologica del traffico in oltre 12 città solo in Germania e i successi ottenuti parlano da soli: uno studio dell’Istituto federale di ricerca autostradale tedesco (BASt) è giunto alla conclusione che questi sistemi contribuiscono a ridurre fino al 22,4% delle emissioni di PM2,5, fino al 7,1% delle emissioni di PM10, fino al 17,3% delle emissioni di NO₂ e fino al 15,2% delle emissioni di CO₂».
Secondo lei, come stanno agendo l’UE, gli Stati Uniti e la Cina sulla base, rispettivamente, del Recovery Plan, del Build Back Better Act e del piano infrastrutturale per innovare i mezzi e le infrastrutture di mobilità?
«Fondi come questi permettono alle città di lanciare programmi variegati per realizzare una mobilità più sostenibile. Nell’UE, ad esempio, si sta investendo molto nella mobilità elettrica e nelle relative infrastrutture, mentre negli Stati Uniti numerosi progetti V2X sono attualmente supportati da finanziamenti pubblici.
Questi programmi sono indubbiamente essenziali per la transizione verso una mobilità più sostenibile, perché non solo garantiscono il finanziamento, ma creano anche ulteriori incentivi per le amministrazioni cittadine, invogliandole ad agire. Ecco perché manteniamo contatti regolari con i nostri clienti per consigliare, identificare e sfruttare le opportunità disponibili sia per la mobilità urbana che per l’ambiente».
Come si possono conciliare le decisioni politiche e le esigenze del mercato quando si parla di transizione digitale e verde nelle infrastrutture e nella mobilità?
«La chiave sta nella collaborazione. È fondamentale che le istituzioni pubbliche, le aziende private e i cittadini lavorino fianco a fianco per identificare le esigenze delle rispettive città, comunità e regioni e sviluppare soluzioni mirate.
Noi stessi seguiamo questo approccio e abbiamo avuto ottime esperienze con le partnership pubblico-privato. Ad esempio, stiamo sviluppando la nuova generazione di controllo adattivo del traffico insieme a Transport for London. Il cliente viene coinvolto attivamente nello sviluppo del prodotto in ogni fase del progetto. Il software viene testato nel traffico reale di Londra, in modo da poterlo sviluppare ulteriormente sulla base di condizioni realistiche, con la certezza di intervenire nelle zone giuste per ottimizzare il traffico urbano».
Che effetti a lungo termine dobbiamo aspettarci sui modelli di mobilità nelle nostre città dopo la pandemia di Covid e la crisi energetica?
«Quando gli spostamenti dei pendolari e i viaggi in generale sono diminuiti a causa della pandemia di coronavirus, abbiamo registrato anche un’evidente riduzione delle emissioni di gas serra. Già nel 2021 però i livelli erano tornati a salire. Ecco perché è difficile prevedere un vero e proprio cambiamento in termini di comportamento di mobilità o di utilizzo dei mezzi di trasporto.
È pur vero che il Covid e la crisi energetica hanno spinto e continuano a spingere le persone in tutto il mondo a mettere in discussione le proprie azioni e abitudini. Al contempo, la minaccia dei cambiamenti climatici sta diventando sempre più reale e tangibile. Per la rivoluzione della mobilità verde, questa può essere un’opportunità: se dobbiamo per forza cambiare i nostri comportamenti, tanto vale farlo in meglio, no? Per l’ambiente e per il bene delle generazioni future. L’ideale ora sarebbe sfruttare questo slancio per dimostrare alle autorità politiche e all’opinione pubblica i vantaggi e la necessità di una mobilità verde. E avviare un cambiamento attivo».
Quali sono le applicazioni ITS più richieste in questo momento?
«Direi i sistemi di traffico digitali e intelligenti che consentono un controllo mirato del traffico con l’aiuto di tecnologie all’avanguardia. A prescindere dall’estensione del territorio, sempre più gestori dei trasporti riconoscono il valore aggiunto della digitalizzazione e la sfruttano per risolvere i problemi delle loro città.
Ad esempio, stiamo riscontrando una forte domanda per il nostro sistema di gestione del traffico di nuova generazione Symphony, che consente un controllo del traffico flessibile, on-demand ed ecologicamente sensibile, o per le nostre soluzioni di intersezione intelligente che aumentano la sicurezza di tutti gli utenti della strada.
O ancora per le soluzioni destinate ai veicoli connessi (V2X), come le nostre Roadside-Unit e Onboard-Unit, che consentono la comunicazione bidirezionale tra veicoli e infrastrutture, preparando così il terreno per i sistemi di guida autonoma.
E vista l’attuale crisi energetica, non sorprende che a crescere siano anche le richieste per la nostra tecnologia a 1 watt: i semafori a LED infatti consumano fino al 90% in meno rispetto a quelli tradizionali».
Oggi sta diventando tutto più costoso: come le città dovrebbero finanziare la trasformazione verde?
«Sono convinto che presto le città non potranno più permettersi di non investire nella mobilità verde. I costi ambientali dei trasporti supereranno di gran lunga gli investimenti.
Per finanziare la mobilità verde, le istituzioni pubbliche stanno lanciando numerosi programmi destinati alle città. L’UE ad esempio ha lanciato di recente l’iniziativa “Missione 100” nell’ambito della quale ha selezionato 100 città che riceveranno finanziamenti supplementari per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.
Le amministrazioni cittadine dovrebbero ricordare inoltre che gli investimenti nella mobilità verde si ripagano rapidamente: il retrofit dei semafori con la nostra tecnologia a 1 watt, ad esempio, può assicurare a città come Berlino un ritorno economico annuale a sette cifre, per non parlare dell’immenso risparmio energetico».
Le opzioni di trasporto ecologico sono disponibili soprattutto nelle grandi città, ma la maggior parte della popolazione vive nelle zone rurali. Come si possono trasformare queste regioni in modo sostenibile?
«Le zone rurali hanno esigenze diverse da quelle urbane e quindi richiedono soluzioni altrettanto diverse. Spesso ad esempio non esiste una rete di trasporti pubblici ben sviluppata, quindi anche se i cittadini volessero, non potrebbero fare a meno dell’auto. I servizi su richiesta potrebbero risolvere questo problema, offrendo un’alternativa flessibile alle auto private, che andrebbe a soddisfare esigenze concrete senza esporre i comuni a investimenti ingenti.
Anche i servizi condivisi potrebbero essere una buona soluzione per le esigenze di mobilità nelle aree rurali, ma perché prendano piede bisogna incentivare i fornitori a renderli disponibili nelle zone meno densamente popolate. È qui che le autorità politiche devono colmare il divario e offrire incentivi ai gestori della mobilità condivisa affinché eroghino i propri servizi anche in aree presumibilmente meno redditizie».
In quale modo Yunex Traffic sfrutta i dati e la tecnologia per promuovere una trasformazione sostenibile della mobilità?
«La mobilità sostenibile può essere realizzata solo se sappiamo da dove cominciare. Ed è proprio qui che entra in gioco la nostra tecnologia: Con l'aiuto di sensori e rilevatori intelligenti, misuriamo i dati ambientali come gli agenti inquinanti e le emissioni. Questi dati vengono valutati dal nostro software di gestione della viabilità in modo da coordinare il traffico per ridurre efficacemente l’inquinamento.
Un altro esempio è rappresentato dalle Clean Air Zone, dove le nostre collaudate soluzioni di controllo basate su telecamere ANPR scoraggiano i veicoli più vecchi e più inquinanti dall'entrare in aree specifiche e designate. In base ai risultati raggiunti nelle zone esistenti, questi interventi positivi hanno contribuito a migliorare in modo significativo e immediato la qualità dell'aria. Nella prima Ultra Low Emission Zone di Londra, ad esempio, il sistema ha concorso a ridurre del 44% il biossido di azoto sulle strade e di 44.100 unità i veicoli inquinanti guidati ogni giorno, con un risparmio di circa 12.300 tonnellate di emissioni di anidride carbonica (CO₂) già dopo i primi dieci mesi di funzionamento».
Secondo lei, che requisiti vanno soddisfatti perché la svolta della mobilità sostenibile funzioni?
«Uno dei requisiti più importanti, a mio avviso, è la collaborazione. La protezione del clima è un problema per tutti e riguarda tutti. Allo stesso tempo, è una sfida talmente grande che possiamo vincerla solo insieme. Le città, le aziende e la gente comune devono quindi unirsi e cercare soluzioni invece di remare gli uni contro gli altri. Il nostro obiettivo dev’essere quello di allontanarci dall'"ego-sistema" per perseguire un "eco-sistema".
Allo stesso tempo, ritengo fondamentale la semplificazione delle procedure di appalto. I processi di gara in Europa sono troppo orientati alla dinamica prezzo/costo. Serve una maggiore differenziazione dei criteri decisionali per gli appalti pubblici per favorire l’aggiudicazione di contratti basati sull'innovazione.
E infine, ma non meno importante, la protezione del clima deve finalmente diventare la priorità assoluta per tutti i responsabili delle decisioni nel nostro settore. Dobbiamo smettere di trattare le soluzioni al cambiamento climatico come una questione secondaria e attribuire invece a questi problemi l’importanza che meritano. Ecco perché all’inizio di quest’anno abbiamo unito le forze con i principali attori del settore ITS, in linea con il World Economic Forum 2022 di Davos, per invitare i decisori dell'economia globale a mettere il passaggio a una mobilità più sostenibile in cima alle loro agende. Questo appello chiamata ha generato molte reazioni positive. Spero vivamente che ora si passi all’azione. Noi siamo certamente pronti a fare la nostra parte».