Mundys è stata una delle prime società nel settore mobilità e dell’aviazione ad adottare un framework di finanza sostenibile

Mundys è stata una delle prime società nel settore mobilità e dell’aviazione ad adottare un framework di finanza sostenibile

Green bond, criteri ESG e non solo: la finanza per la sostenibilità nelle infrastrutture

Il mercato dei capitali mette a disposizione degli investitori diversi strumenti per finanziare i progetti di sostenibilità green. Ne parliamo con Marco Spano, Managing Director e co-Head of Debt Capital Markets and Financing Group di Mediobanca. Con un occhio al caso Mundys

Mediobanca è stata fra le prime istituzioni finanziarie italiane ad affacciarsi sul mercato dei finanziamenti green, sia sotto forma di obbligazioni sia sotto forma di linee di credito.

Ha partecipato alla prima emissione green che sia stata mai fatta in Italia, quella realizzata dalla municipalizzata di Bologna, Hera, per un importo complessivo di 500 milioni di euro, utilizzati per progetti green. Mediobanca strutturò l’emissione da 500 milioni di euro delle Assicurazioni Generali i cui proventi furono usati per finanziare la torre di CityLife a Milano e anche il bond da 300 milioni di euro lanciato da Aeroporti di Roma (Mundys) legato alla riduzione di CO₂ anche in connessione alla costruzione del nuovo terminal di Fiumicino. 

Peraltro, Mundys è stata una delle prime società nel settore mobilità e dell’aviazione ad adottare un framework di finanza sostenibile, collegando la raccolta finanziaria agli obiettivi industriali e di sviluppo definiti nel proprio Climate action plan. Mundys è oggi il corporate leader che guiderà “Financing the airports of tomorrow”, il pilastro portante dell’iniziativa del World economic forum e di Airport council international che vuole individuare soluzioni industriali e forme di finanziamento ibrido che accelerino la transizione green degli aeroporti, fino all’azzeramento delle emissioni entro il 2050. 

Le motivazioni che possono portare all’emissione di debito, sia esso bond o loan, legato a tematiche Esg (ambientale, sociale, governance, ndr), possono essere numerose fino ad arrivare al rifinanziamento delle erogazioni previste dal Decreto Italia a supporto dell’economia post Covid.

La varietà e l’ampiezza delle finalità rendono i confini di questo mondo ancora molto permeabili. Marco Spano, managing director e co-head of Debt capital markets and Financing group di Mediobanca, è uno dei massimi esperti italiani del settore, un pioniere degli investimenti green. «Cataloghiamo bond e loan in base all’utilizzo dei proventi del finanziamento - spiega Spano -. Se verranno utilizzati per finanziare uno specifico progetto, il finanziamento verrà chiamato project based mentre se la remunerazione è collegata al raggiungimento di determinati obiettivi sono strumenti denominati “Kpi (Key performance indicators) linked”. Il bond è certamente uno strumento più sofisticato perché retto da regole che si rifanno all’International capital market association (Icma) e perché oggetto della tassonomia europea e del green bond standard dell’Unione europea».

Quando si parla di investimenti verdi, si finisce sempre per parlare di greenwashing. Il rischio di una bolla è attuale anche per un eccesso di autoreferenzialità del comparto nel darsi le regole. Ma il comparto si è dotato di regole che dovrebbero ridurre i rischi. «Noi, come la stragrande maggioranza degli emittenti, lavoriamo in un contesto di standard di mercato, di autoregolamentazione, perché dell’Icma fanno parte tutte le banche che si sono autoregolate e autoimposte degli standard - sottolinea Spano -. Il regolatore europeo, in ritardo rispetto al mercato, ha creato la tassonomia che per il momento si applica solamente ai green bond. Questa fornisce una classificazione delle attività economiche sostenibili basata su parametri scientifici. Adesso è possibile strutturare un framework Esg a sostegno dell’emissione di un bond green allineando i suoi contenuti alla tassonomia EU. I framework delle aziende sono molto dettagliati e precisi per essere credibili e per superare il giudizio dei cosiddetti Second part opinion provider, agenzie che certificano, la bontà o meno della struttura all’interno della quale si inserisce l’operazione. Questo vale un po’ più per i bond. Il loan è un‘operazione tra una banca e un imprenditore, è un accordo bilaterale che potrebbe essere più lasco a livello di contenuto Esg».

I numeri del mondo degli investimenti green sono ancora abbastanza piccoli anche se destinati inevitabilmente a crescere. «La percentuale di bond che hanno un contenuto Esg rispetto al totale di quelli emessi negli ultimi trimestri è intorno al 13%, un numero basso - osserva Spano -. I finanziamenti Esg sono oltre il 60% del totale. Questo dice che probabilmente lo standard per dare una certificazione Esg ai bond è un po’ più rigido rispetto allo standard concordato per i loan tra prestatori e prenditori. Una regolamentazione dei certificatori aiuterebbe e darebbe un po’ più di tranquillità al mercato. C’è poi un tema di greenwashing legato al modo in cui vengono contabilizzati i bond dagli investitori. Recentemente abbiamo visto un po’ di scandali legati alle classificazioni di investimenti originariamente classificati come Esg che in realtà non lo erano, da parte di grandissime case di investimento europee, perché per attrarre capitali dedicati all’Esg, puntano ad avere un footprint Esg molto più forte».


Giuseppe Failla - Graduated in law, he began his carees as a correspondent for local publications in 1994 in Milan, where he works on the Tangentopoli affair, too. After a long time as a free lance he arrives in one of the major Italian radio and later he joins a financial newsroom, where he is editor in chief, today. He contributed for a long time with Il Foglio, Riformista, Indipendente and Panorama. He is also a media training teacher, today.

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