Il Tecnopolo di Roma si concentra sulla transizione energetica, sulla transizione digitale e sui settori biofarmaceutico e sanitario

Il Tecnopolo di Roma si concentra sulla transizione energetica, sulla transizione digitale e sui settori biofarmaceutico e sanitario

Sistema, competenze, territorio: è la formula di Rome Technopole

Un ecosistema di sinergie e di incontri tra il mondo imprenditoriale, le istituzioni e l’università, basato su ricerca, formazione e innovazione: Rome Technopole è il grande progetto che punta a valorizzare le eccellenze per sostenere la crescita delle imprese e delle comunità che fanno parte di un’intera regione

Quando parliamo di Rome Technopole ci riferiamo a un ecosistema di innovazione a carattere regionale, creato per alimentare la filiera di ricerca, formazione e innovazione. Il termine forse più adatto per capire come funzioni è quello di “enzima”, che rende con immediatezza il suo ruolo di facilitatore di incontri e di stimolatore di reazioni. Infatti con questo progetto si vogliono creare sinergie e meccanismi virtuosi tra il mondo imprenditoriale, le istituzioni pubbliche e le università. La reazione che vogliamo generare è una spinta nel territorio verso l’innovazione, in particolare nell'ambito delle tre direttrici tematiche ad alta priorità per il Lazio: la transizione energetica, la transizione digitale e i settori legati al biopharma e alla salute.

Dopo una prima fase di avvio, il Rome Technopole è già entrato nella sua fase operativa, con progetti avviati e ricercatori assunti. In particolare, ad oggi, contiamo otto flagship project che raccolgono importanti sfide su temi strategici: l’energia green, la rigenerazione urbana, le metodologie diagnostiche avanzate, ma anche l’intelligenza artificiale applicata in campo aerospaziale, ad esempio, un altro settore di eccellenza della nostra Regione. Sono tutti settori di eccellenza della nostra Regione sui quali investire per favorire ulteriore crescita e sviluppo. In quest’ottica, un primo importante indicatore di risultato è rappresentato dai dati del reclutamento. In questo primo anno di attività sono stati assunti 81 ricercatori e 86 tra dottorandi, assegnisti di ricerca e tecnologi, per un totale di 177 contratti avviati o messi a bando.

Ovviamente centrare questi obiettivi ha implicato un importante impegno di tipo logistico e gestionale, per mettere a sistema risorse eterogenee e per consolidare il Rome Technopole in un modello one-door che racchiudesse istruzione universitaria, alta formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, promozione e sviluppo dell'innovazione. È una grande sfida per tutti. Basti pensare che già la Fondazione Rome Technopole, nata per attuare il progetto, si è costituita con sette università, quattro enti di ricerca, Regione Lazio e Comune di Roma, altri enti pubblici e 20 gruppi industriali e imprese. Il nostro lavoro coinvolge le università pubbliche e private, e tutti i principali attori che si muovono nella cosiddetta R&S, cioè la sfera della Ricerca e Sviluppo, e tra queste proprio Sapienza è capofila del progetto.

Nel corso di questo primo anno, inoltre, è emersa la necessità di individuare il luogo in cui il nostro progetto potesse crescere e la scelta è caduta nella zona di SDO-Pietralata, un’area strategica anche per la vicinanza alle infrastrutture dei trasporti. Il progetto è quello di dare vita ad una vera e propria cittadella dell’innovazione destinata ad attrarre i diversi stakeholder del progetto e ad espandersi nel corso dei prossimi anni, dando nuovo impulso al territorio su cui insiste, con laboratori ingegneristico-informatici, strutture dedicate al coworking e nuove residenze. 

Di fatto, il Rome Technopole sta contribuendo fattivamente ad aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, sia pubblici che privati, e a competere a livello nazionale ed internazionale sulla frontiera tecnologica, puntando sulle filiere più avanzate. Inoltre, è impegnato a promuovere la politica di inclusione e la missione di ascensore sociale, che sono proprie del sistema formativo universitario del Lazio, rendendo più agevole per i giovani e per le donne l’accesso a nuove opportunità di lavoro di qualità e cogliendo perfettamente quell'approccio integrato e orizzontale del Pnrr che mira all'empowerment femminile, all'accrescimento delle competenze, delle capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, e al riequilibrio territoriale.

Questo progetto rappresenta un modello virtuoso degli obiettivi che si possono raggiungere grazie al lavoro di squadra. Per fare del Lazio una “grande regione europea dell'innovazione” è necessario fare sistema: questo vuol dire potenziare le attività legate all'istruzione superiore, ad esempio istituendo corsi trasversali e transdisciplinari, costruendo nuove possibilità di tirocini e potenziando le reti di placement già esistenti, sviluppare percorsi didattici ad hoc e dottorati di ricerca che siano centrati su temi di interesse strategico; vuol dire anche valorizzare la nostra ricerca e innovazione, portandola al di fuori del perimetro universitario su specifiche aree individuate tra quelle previste dal Pnrr, accelerando la costituzione di spin off e start up e incubatori di idee che possano innescare processi virtuosi di crescita e di sviluppo.

Uno degli obiettivi che ci siamo posti è proprio quello della costruzione di competenze che rispondessero alle esigenze del territorio: oggi molte aziende si devono rivolgere ad altre aree del Paese per trovare laureati da inserire nelle loro imprese. Vogliamo invece valorizzare in un unico polo le eccellenze per sostenere crescita e innovazione, per rendere più attrattivo il nostro territorio per le imprese, i giovani e gli investitori, rafforzando il dialogo e la sinergia con le imprese del sistema produttivo regionale e nazionale e incrementando il numero di laureati nei settori di maggiore prospettiva e interesse strategico.

*Rettrice dell’Università Sapienza di Roma


Antonella Polimeni*

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