Si chiamano “Innovation Hub” e caratterizzano lo sviluppo urbano e il rinnovamento di alcune grandi città in Europa e nel mondo. Da Station F a Parigi al Distretto 22@ di Barcellona, si tratta di progetti sempre più ambiziosi che promettono non solo di ridisegnare interi quartieri, ma di rappresentare in modo forte, deciso, iconico il passaggio da un vecchio a un nuovo modello di industrializzazione. È quello delle “fabbriche bianche”, dei luoghi in cui si produce il sapere dell’economia digitale, della ricerca avanzata, dell’innovazione sostenibile. E Milano non è da meno.
Ottava in termini di attrattività nel panorama europeo, dopo Lisbona e Monaco e prima di Stoccolma e Dublino, delle circa 14mila startup e Pmi innovative censite lo scorso anno dal ministero dello Sviluppo economico, Milano da sola ne ospita il 19,2%. Un primato in Italia, ma un dato ancora poco significativo nel confronto internazionale. La sfida aperta del Politecnico di Milano e del tessuto delle imprese e delle istituzioni lombarde è quella di portare il sistema a una fase di maturazione attraverso la realizzazione di un distretto di innovazione capace di catalizzare idee, talenti, investitori e corporate.
Ecco allora il progetto di riqualificazione del quartiere di Bovisa, ex sito industriale dove il Politecnico ha scelto, negli anni Novanta, di sviluppare il proprio campus. Qui, accanto ai dipartimenti e ai laboratori, trova spazio PoliHub, l’incubatore dell’ateneo (dal 2000, uno dei primi nel nostro paese), che ospita all’incirca 120 startup. Qui il Politecnico ha lanciato ufficialmente Poli360, il fondo di venture capital da 60 milioni di euro e il successivo Tech4Planet per investimenti di trasferimento tecnologico su temi legati all’economia circolare e alla sostenibilità. Ed è qui che, su modello delle più grandi realtà d’oltralpe, Milano punta sul futuro di una nuova generazione di imprenditori e sullo sviluppo di servizi e di strutture che incontrano il favore dei più altri standard internazionali.
Una visione di futuro alla quale l’ateneo ha iniziato a dare concretezza con il progetto di recupero dell’architettura iconica dei Gasometri, dove verranno realizzati nuovi spazi dedicati all’innovazione tecnologica e allo sport. Un intervento da oltre 100 milioni di euro, i cui lavori prenderanno il via in estate e che aprirà le porte a startup e a grandi imprese. Aziende che, come STMicroelectronics e Essilor Luxottica, decidono di investire in strutture d’avanguardia (come POLIfab, centro di microtecnologia, e Smart Eyewear Lab, centro avanzato di ricerca ottica e Metaverso). Tutte le carte sono in regola per tentare un salto di qualità.
Uno spirito che ha colto in pieno la Fondazione ION che, nel maggio scorso, ha donato al Politecnico il progetto architettonico dello studio RPBW. “Aperto, verde e permeabile”, con queste esatte parole Renzo Piano ha firmato e presentato il Masterplan Bovisa-Goccia. Un secondo intervento che interessa complessivamente una superficie di 32 ettari. Che ricuce la “Goccia” alla città e alla regione attraverso interventi sulla mobilità che passano dall’attuazione del protocollo d’intesa siglato tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Ministero dell’Università e della Ricerca, Regione Lombardia, Comune di Milano, Politecnico di Milano, FNM e Rete Ferroviaria Italiana. Il tutto all’insegna di un campus accessibile e sostenibile.
Questa nuova estensione del progetto, che punta all'indipendenza energetica, all’azzeramento delle emissioni di CO₂ e che vanta uno spazio verde da 24 ettari, prevede la costruzione di 5 edifici per startup: 30mila metri quadri in chiave deep tech. A questi si aggiungono edifici per nuove aule e residenze universitarie. «L’essenza di questo progetto era già scritta in quel luogo. – così ha commentato Renzo Piano –. L’idea era già lì che non aspettava altro».
Un’idea che si è data tre anni per prendere forma. Il traguardo è fissato al 2026. Un’idea che definisce un nuovo modo di interpretare la vita universitaria e la Milano che verrà in risposta alle grandi sfide urbane, tecnologiche e sociali. Un’idea inclusiva che diventa laboratorio di innovazione per la città e per i giovani, dove alimentare quella massa critica necessaria a competere a livello internazionale.