"Bisogna distinguere tra shock di breve periodo e trend di lungo periodo", è l'indicazione di Fabrizio Zerbini, direttore scientifico di MobiUS

"Bisogna distinguere tra shock di breve periodo e trend di lungo periodo", è l'indicazione di Fabrizio Zerbini, direttore scientifico di MobiUS

«La crisi non fermerà sul nascere la mobilità green e smart»

«La sfida è aperta, ma il cambiamento in chiave ecologica e digitale è favorito da fattori globali di lungo corso»: lo spiega Fabrizio Zerbini, direttore scientifico di MobiUS, il lab sulla mobilità del futuro di Università Bocconi e Atlantia

La nuova mobilità vive un momento di passaggio molto delicato e poco prevedibile. Dopo il primo boom generato dalla spinta alla transizione energetica, il Covid e il conflitto russo-ucraino che impatta sulle dinamiche energetiche hanno scompaginato ulteriormente il modo di concepire il lavoro, l’ambiente e quindi gli spostamenti integrati nelle smart cities. Ma dove stiamo andando? Fabrizio Zerbini, docente di Marketing management della SDA Bocconi School of Management di Milano e direttore scientifico di MobiUS, il lab sulla Future Mobility avviato in partnership con Atlantia per studiare la mobilità integrata, fotografa per Infra Journal le nuove dinamiche e le incognite in essere che potrebbero in parte riscrivere gli scenari futuri ipotizzati solo qualche anno fa.

Perché la mobilità sta vivendo una nuova stagione?

«Insistono su di essa tre aspetti diversi, ma altrettanto rilevanti che ne stanno modificando l’evoluzione. Il primo è un aspetto demografico. La Banca mondiale prevede che al 2050 oltre i due terzi della popolazione vivrà in città. Un fenomeno che creerà un bisogno urgente e complesso a cui dover rispondere. Il secondo aspetto riguarda l’impatto ambientale, visto che il 25% della CO₂ mondiale dipende dai mezzi con cui viene fatta mobilità e c’è una forte attenzione da parte della politica per far transitare la mobilità verso la sostenibilità. E l’ultimo fattore di cambiamento riguarda il post-Covid e, in particolare, il modo in cui le nuove generazioni generano domanda di mobilità. Questo lega anche alle richieste di smart working e smart living, da cui la mobilità dipende».

Quest’ultimo aspetto come impatta?

«Nel tempo porta allo sviluppo di una nuova domanda di mobilità, compatibile con i bisogni di smart living. E se da un lato riscrive le regole, dall’altro potrebbe fare da contraltare al primo punto, ovvero alla problematica di una maggiore concentrazione di persone che vanno a vivere e lavorare nelle città».

La crisi energetica che peso sta avendo sulla mobilità sostenibile?

«Prima della crisi avevamo delle analisi di scenario che consideravano alcuni fattori a livello macro. Mentre ora si è sollevato un punto di domanda. Ad oggi non ci sono previsioni, ma in questa fase è chiaro che l’ordine delle priorità di impatto ambientale delle imprese, della politica e delle persone è cambiato. La politica è concentrata sulla gestione della crisi internazionale; le imprese vedono un rallentamento da parte della domanda e hanno una urgenza economica (come pagare le bollette più che quando cambiare la vettura). Nel breve periodo questo potrebbe anche impattare negativamente sulla produzione di CO₂. Nel medio periodo, però, potrebbe anche esserci una ripresa e una maggiore accelerazione verso una domanda di mobilità sostenibile».

L’evoluzione verso l’elettrico è a rischio?

«Non necessariamente: bisogna distinguere tra shock di breve periodo e trend di lungo periodo. Ridurre l’impatto ambientale della mobilità è una necessità ineludibile. Inoltre l’auto elettrica tra due anni dovrebbe raggiungere la parità di prezzo. Certo insisteranno ancora altri problemi e la sfida è tutta aperta, a partire dalla diffusione delle colonnine di ricarica, particolarmente importante per chi non ha la possibilità di ricoverare e ricaricare la vettura in un garage».

A livello industriale cosa manca al settore?

«Ci sono due grosse sfide: oltre ad aumentare la diffusione di stazioni di ricarica, anche mettersi in condizione di avere abbastanza batterie per produrre le vetture».

Urban mobility e Maas, lo stato dell’arte.

«È una sfida per tutti. Come configurare la rete del valore e chi saranno i protagonisti è una questione aperta a cui non è stata trovata una risposta univoca. Le nostre città italiane stanno facendo diversi tentativi. A volte, anche guardando ad esempi come quello della Germania (dove si è provato a introdurre il prezzo unico a 9 euro per viaggiare) mi viene da dire che architetture semplici possono essere molto efficaci».

Come cambia il mondo del lavoro nel settore?

«Quando parliamo di mobilità ci sono tantissimi settori coinvolti. Come MobiUS abbiamo fatto uno studio sulla mobilità elettrica e individuato come oltre il 50% dei settori di manifattura e servizi al mondo lavori intorno alla mobilità elettrica. Si tratta dunque di un’offerta di lavoro da parte di imprese molto diverse. Guardando a due grossi trend possiamo dire che, se la mobilità evolverà verso una fornitura di servizi integrati, come per tutte le imprese di servizio avremo bisogno di persone in grado di gestire il cliente finale, personale di contatto. Inoltre, il legame forte tra mobilità e tecnologia digitale per andare verso una mobilità intelligente renderà maggiormente appetibili ingegneri informatici rispetto a quelli meccanici».

Come auspica possa essere la mobilità in Italia al 2030?

«Parsimoniosa (che ci faccia muovere meno), che ci regali tempo per fare altro (vorrei fossimo meno impegnati alla guida) e meno sotto la lente di ingrandimento dei policy maker, perché eco-friendly».


Sofia Fraschini - Giornalista economico-finanziaria, laureata in Sociologia a indirizzo Comunicazione e Mass media, ha iniziato la sua carriera nel gruppo Editori PerlaFinanza (gruppo Class Editori) dove ha lavorato per il quotidiano Finanza&Mercati e per il settimanale Borsa&Finanza specializzandosi in finanza pubblica e mercati finanziari, in particolare nei settori Energia e Costruzioni. In seguito, ha collaborato con Lettera43, Panorama, Avvenire e LA7, come inviata televisiva per la trasmissione L’Aria che Tira. Dal 2013 lavora come collaboratrice per la redazione economica de Il Giornale e dal 2020, per il mensile del sito Focus Risparmio di Assogestioni.

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