Il car sharing diventa sempre più elettrico, sostenibile e “di casa”. Grazie alla nascita e alla diffusione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer), favorite anche da un regime di incentivi (aiuti di Stato) da 5,7 miliardi, approvato per l’Italia dall’Ue e in parte finanziati con risorse Pnrr, la mobilità condivisa è pronta a fare un ulteriore salto di qualità avvicinandosi ancora di più alle esigenze di quelle comunità di utenti che condividono gli spazi abitativi.
Maurizio Ferraris, direttore mercato Energy di Maps Group (foto in fondo all'articolo, Ndr) racconta a Infra Journal questa “visione” e i progetti allo studio per arrivare a dare forma e vita al car sharing condominiale. Un progetto a tendere che cavalcherà la transizione energetica e la trasformazione green del comparto immobiliare, come richiesto da Bruxelles, nonché il crescente sviluppo di una nuova mobilità condivisa e integrata. D’altra parte le alternative sostenibili al possesso di un’auto stanno attirando sempre più interesse.
Maps Group si occupa di digitalizzazione dell’energia: come questo mondo incontra i nuovi progetti di mobilità?
«Siamo attori digitali a tutto campo e governiamo modelli energetici come quelli delle Cer che, se da un lato determineranno la crescita della domanda di asset energetici innovativi quali pannelli fotovoltaici o impianti di accumulo, dall’altro, apriranno le porte ad un nuovo mercato del software, quello necessario per la gestione della Comunità stessa».
Siete una sorta di “regìa”, dunque?
«Possiamo dire così visto che le Cer sono di fatto un aggregato di consumatori, produttori e prosumer di energia da fonti rinnovabili che si uniscono con l'obiettivo di condividere l’energia prodotta dagli stessi membri della comunità. Questo obiettivo per essere raggiunto richiede la presenza di un software capace, da un lato, di coordinare in maniera aggregata tutti gli asset energetici della comunità, dall’altro di guidarne i membri nelle scelte di consumo, indicando i comportamenti virtuosi da adottare per massimizzare l’energia condivisa, così da beneficiare al massimo dell’incentivo generato. Il coordinamento digitale è fondamentale».
Come nasce l’idea di sposare Cer e car sharing?
«È una visione che abbiamo condiviso con il partner Elettra by Genova Car Sharing (gruppo Duferco Energia), partendo da tre concetti chiave che sono quelli della comunità, della condivisione e della mobilità. Dal momento che esiste un obiettivo comune di energia condivisa questo può essere declinato in molte direzioni e la mobilità è una di queste: si tratta di ambiti complementari».
Quali sono i vantaggi di un condominio-Cer in questo senso?
«Esiste un vantaggio ambientale, poi la comodità e la prossimità fanno una ulteriore differenza. Il fatto che si condivida già un obiettivo comune, come quello energetico, e che questo possa portare un ulteriore beneficio economico, come ad esempio l’avere a disposizione un pacchetto di km con l’auto elettrica condominiale, è fondamentale. Oltre alla condivisione della produzione dell’energia rinnovabile, e il suo autoconsumo virtuale, dentro la comunità si potrà, infatti, condividere anche l’auto elettrica».
Come avviene questo concretamente?
«Destinando l’incentivo Cer a sostegno dei costi relativi all’auto elettrica».
Quando partono e come saranno i progetti pilota?
«Partiremo da Genova nel secondo trimestre dell’anno perché aspettiamo che il quadro normativo sulle Cer sia completo con il passaggio alla Corte dei Conti e al Gse. Poi partiremo con una sperimentazione di circa un anno che riguarderà cinque-dieci realtà».
E dopo la fase pilota?
«Avvieremo una sperimentazione concreta con il partner Elettra attraverso la messa a disposizione delle Cer-pilota di una flotta di mezzi elettrici in sharing (auto in primis ma anche bici, scooter e quadricicli, a seconda delle esigenze) con pianificazione intelligente, sulla piattaforma software Rose Energy Community, della ricarica per massimizzare l’energia condivisa e quindi gli incentivi, così come la puntuale rendicontazione delle emissioni di CO₂ evitate. Tutto questo darà vita a un modello di scala con regole molto precise e una filiera integrata che permetta al consumatore finale di avere un “pacchetto chiavi in mano”. Questo necessiterà di un forte coordinamento tra gli attori in campo».
Non vi spaventano le resistenze che riguardano ancora la mobilità condivisa?
«Guardiamo al futuro e la nuova mobilità passerà da qui, le nuove generazioni hanno già un approccio diverso verso il concetto di proprietà e mobilità e siamo convinti che la mobilità condivisa e pay-per-use sia il futuro. Certo ci vorrà tempo, non vediamo un effetto “on-off”, ma gli obiettivi ambientali 2030 e 2050 ci favoriranno».
La riqualificazione energetica delle case sarà un tassello importante?
«Una recente ricerca del PoliMi spiega che l’efficientamento energetico dei building trainerà gli investimenti. Non si tratta di un’opzione, ma di una strada tracciata e ci sono già molti fondi immobiliari che investono in questa direzione».
Il futuro è dunque il community car sharing?
«Questo approccio prevede che un gruppo limitato di persone, come gli abitanti di una casa o i residenti di una stessa strada o quartiere, condividano un’automobile. Sembra un salto quantico, ma è possibile. C’è poi un interessante effetto collaterale: mentre molti automobilisti ancora evitano di comprare una costosa auto elettrica, possono passare alla mobilità elettrica a basso costo nel car sharing. Il car sharing comunitario offre vantaggi per l’utente e per l’ambiente: gli utenti beneficiano di una mobilità flessibile, comoda e conveniente, l’ambiente di un minor numero di auto e di un’accelerazione dell’elettrico».