Le Comunità dell'energia potrebbero cambiare il panorama energetico e il modo in cui le persone si rapportano ad esso, per sempre

Le Comunità dell'energia potrebbero cambiare il panorama energetico e il modo in cui le persone si rapportano ad esso, per sempre

Comunità dell’energia dei cittadini: l’anima nuova delle smart city

Una sfida ingegneristica, ma non solo: le nuove forme di produzione e consumo, decentralizzate e sostenibili, richiedono nuove forme di comunità e comportamenti tra cittadini, capaci di ritornare a un rapporto diretto con l’energia

Nella seconda metà del 2021 si sono consolidate le politiche europee del Green Deal per la decarbonizzazione (da ultimo il pacchetto “Fit for 55”) e, al contempo, si è acuito il problema del caro-energia. Inoltre, la diffusione delle rinnovabili in Italia, in particolare dell’energia solare da fotovoltaico, è ancora al di sotto delle aspettative e con incrementi troppo lenti negli ultimi anni. Nel 2021, infatti, il nostro paese non ha ancora raggiunto il GigaWatt (GW) di produzione ed è difficile immaginare di poter raggiungere l’obiettivo di 51 GW entro il 2030 fissato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) procedendo con il “business as usual”.

Tutti questi elementi ci fanno intendere che siamo di fronte a una condizione non più procrastinabile che ci costringe ad affrontare un cambio di passo verso la transizione energetica. La soluzione potrebbe arrivare dalle comunità dell’energia, un cambio di paradigma che trasformerà per sempre il paesaggio dell’energia e il rapporto che le persone hanno con essa. Le emergenti Comunità dell’Energia Rinnovabile (REC) – o Comunità dell’Energia dei Cittadini (CEC) – sono nuovi modelli di generazione e consumo dell’energia collettiva.

Cerchiamo quindi di capire perché ci apprestiamo a vivere una rivoluzione nella società, andando con ordine: quali aspetti innovativi comporta la costituzione delle comunità dell’energia, chi sono gli attori del cambiamento, cosa serve per attuarle e radicarle nella società. 

Anzitutto, con le comunità dell’energia siamo di fronte a una cosiddetta innovazione socio-tecnologica, ovvero un’innovazione possibile solo grazie alla combinazione di successo tra una nuova tecnologia e il suo radicamento nella società attraverso un processo di cambiamento dei comportamenti delle persone. Nel caso delle comunità dell’energia, le tecnologie abilitanti sono le fonti rinnovabili (per esempio pannelli fotovoltaici o turbine eoliche) in combinazione con lo sviluppo e la diffusione delle smart grid, ossia un nuovo approccio alla concezione delle reti elettriche in grado di integrare e ottimizzare gli input di energia da più punti. Ciò apre quindi nuove frontiere verso la decentralizzazione del mercato dell’energia e rivoluziona il ruolo che ogni individuo, comunità o gruppo di interesse della società civile può giocare nella configurazione di questa nuova geografia del paesaggio energetico. Da qui l’accezione sociale delle nuove forme di produzione e distribuzione dell’energia che mettono al centro le persone. 

Chi sono dunque i protagonisti di questa rivoluzione? Gli attivatori delle comunità di energia sono “prosumer”, termine composito di “consumer” (consumatore) e “producer” (produttore). La legge italiana li definisce “autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente”. Dopo oltre un secolo, le persone sono oggi chiamate a ritrovare un rapporto diretto con l’energia. In passato, infatti, domanda e produzione dell’energia erano concentrate nello stesso luogo. La società era cioè basata su un paesaggio di energia di prossimità, in cui i singoli nuclei familiari o le attività economiche erano direttamente responsabili nel produrre l’energia di cui avevano bisogno. Con la capacità di sfruttare la corrente elettrica nel 1800 si apre la strada al modello centralizzato dell’energia, grazie alla possibilità di trasmettere energia su grandi distanze senza perdite significative. L’elettrificazione diffusa ha portato sviluppo e ricchezza e ancora oggi la connettività dell’infrastruttura energetica nazionale è un capitale inestimabile e da valorizzare. Tuttavia, la centralizzazione della produzione dell’energia in grandi impianti ha fatto perdere il contatto diretto delle persone con l’energia stessa e questo è, in parte, alla base dei comportamenti insostenibili del nostro tempo.

Esistono diversi modelli di configurazione di comunità dell’energia, anche se non tutte le tipologie sono attuabili nel contesto legislativo nazionale attuale, in continua evoluzione. L’Electricity Market Report 2021 dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano raggruppa le tipologie di comunità in base ai promotori delle iniziative. Per esempio, un primo modello di comunità vede l’ente pubblico promotore del progetto, con installazioni sugli edifici pubblici e con finalità sociali e di rigenerazione urbana, tipicamente in contesti di edilizia pubblica e sociale. Un altro modello più diffuso è promosso dal player energetico che sostiene l’intero investimento o lo condivide con i cittadini e le imprese locali, con il supporto dell’azione pubblica. Infine, le comunità promosse direttamente dai privati, cittadini o imprese, sono meno diffuse poiché su di essi ricade l’intero investimento finanziario e la valutazione tecnica dell’installazione. Rientrano invece in un’altra famiglia i progetti di autoconsumo collettivo, ovvero la produzione di energia rinnovabile per sole finalità di consumo in loco e senza possibilità di immissione in rete. Queste iniziative sono promosse dall’attore pubblico o, più spesso, dai player energetici o dell’edilizia, per esempio in occasione di interventi di riqualificazione energetica degli immobili.

Promuovere comunità dell’energia è quindi una sfida complessa, che va oltre la mera dimensione ingegneristica della messa in campo delle tecnologie e dell’ottimizzazione della produzione. È molto di più e richiede nuove politiche in grado di attuare forme di governance e di gestione su misura. Sarebbe auspicabile, infatti, coinvolgere i territori e una moltitudine di attori, a tutti i livelli, rispetto al modello centralizzato e verticale che caratterizza il mercato odierno dell’energia. La comunità va dunque coinvolta o, dove non c’è, va addirittura costituita: cittadini, amministratori e tecnici locali, la filiera economica delle rinnovabili, tecnici e player dell’energia, comitati locali e rappresentanti delle associazioni di categoria, ma soprattutto nuove figure professionali di pianificazione e intermediazione, in grado di muoversi tra le questioni ingegneristiche relative all’installazione e la facilitazione di processi di attivazione dei partenariati. Sono proprio queste nuove competenze socio-tecnologiche a delineare i mestieri della sostenibilità del futuro prossimo, anzi del presente.


Eugenio Morello - Architetto e professore associato di Pianificazione e Tecnica urbanistica del Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, coordina le attività di ricerca del Laboratorio di Simulazione Urbana Fausto Curti (Dastu). Dal 2017 è delegato del rettore per la sostenibilità ambientale d’ateneo.Il suo interesse di ricerca riguarda il rapporto tra la progettazione urbana e la qualità ambientale, la progettazione climatica, la resilienza e l’adattamento al climate change. Indaga l'integrazione degli aspetti ambientali e le soluzioni di transizione energetica per la progettazione di comunità e città sostenibili finalizzati alla chiusura di cicli energetici e ambientali.

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