I falsi miti più diffusi sulle zone a basse emissioni: quali sono e come sfatarli

La disinformazione e le teorie del complotto inquinano il dibattito su una corretta gestione del traffico nelle città e sulle politiche per le zone d'aria pulita, a basse emissioni o a traffico limitato. Ecco come riconoscere i falsi miti più comuni e le migliori politiche adottate dalle città nel mondo, con un ampio consenso dei cittadini

Clean Air zones

Le zone a basse emissioni ("Clean Air Zones") e a traffico limitato (Ztl) sono al centro di dibattiti vivaci, spesso alimentati da campagne di disinformazione. Queste misure puntano a migliorare la qualità dell'aria riducendo le emissioni dei veicoli inquinanti nei centri urbani, ma vengono spesso criticate con argomentazioni che non sempre trovano riscontro nei fatti. C40, una rete globale di sindaci impegnati nella lotta alla crisi climatica, ha identificato alcuni tra i falsi miti più ricorrenti sulle Clean Air Zones, spesso caratterizzati da una narrativa influenzata da teorie cospirazioniste e dal negazionismo climatico, un fenomeno analizzato da "Climate Against Disinformation" durante la COP27. Attraverso dati e analisi circostanziate, C40 smonta queste false credenze e mette in luce i reali benefici delle zone a basse emissioni.
 

"Le zone a basse emissioni limitano la libertà individuale"

Uno dei falsi miti più diffusi è che queste misure siano autoritarie e che riducano la libertà personale. L'idea che limitare l'accesso ai veicoli inquinanti imponga un vincolo alla libertà di movimento non tiene conto del fatto che la mobilità non dipende esclusivamente dall'auto privata. Le città che adottano tali strategie, come Londra con la Ultra Low Emission Zone (ULEZ), investono in trasporti pubblici più efficienti, percorsi pedonali sicuri e ciclabili, offrendo valide alternative per gli spostamenti. Migliorare la qualità dell'aria e ridurre il traffico rende le città più vivibili e sicure per tutti, senza compromettere la libertà di movimento.
 

"L'impatto economico delle zone a basse emissioni è negativo"

Si sente dire spesso che queste limitazioni del traffico penalizzino le fasce di reddito più basse e danneggino l'economia locale. Tuttavia, diversi studi dimostrano il contrario: le ZTL e le aree pedonali possono avere effetti positivi sul commercio. A Bruxelles, l'introduzione della Low Emission Zone ha ridotto l'inquinamento e ha favorito l'economia locale grazie all'aumento dei flussi pedonali e ciclistici. Inoltre, molte città offrono incentivi e agevolazioni per le categorie più vulnerabili, come sconti sui trasporti pubblici o contributi per la conversione dei veicoli. Una gestione equa di queste politiche passa attraverso misure di sostegno per le comunità più fragili.
 

"Le zone a basse emissioni non riducono l'inquinamento"

L'efficacia di queste iniziative è spesso messa in discussione, ma i dati raccontano una storia diversa. A Bruxelles, la Low Emission Zone ha ridotto l'inquinamento del 30% lungo le strade principali, mentre a Barcellona i "superblocchi" hanno diminuito la congestione del 25%. In Germania, le città con LEZ (Low Emission Zones) hanno registrato una significativa riduzione dei ricoveri ospedalieri per malattie cardiovascolari e ictus. Questi risultati dimostrano che tali misure migliorano concretamente la salute pubblica.
 

"Le zone a basse emissioni servono solo a fare cassa”

Alcuni ritengono che lo scopo principale di queste iniziative sia generare entrate attraverso multe e tariffe, piuttosto che proteggere la salute pubblica. Tuttavia, la maggior parte delle città reinveste i proventi per migliorare i trasporti pubblici e le infrastrutture verdi. A Londra, ad esempio, i ricavi della ULEZ vengono utilizzati per potenziare la rete di autobus e incentivare l'uso di mezzi meno inquinanti. L'obiettivo principale rimane la riduzione dei veicoli più inquinanti e il miglioramento della qualità dell'aria.
 

"I cittadini sono contrari alle zone a basse emissioni"

Si afferma spesso che la popolazione sia contraria a queste misure, ma ricerche recenti dimostrano il contrario. Uno studio condotto da C40 evidenzia un ampio sostegno per le politiche che regolano l'accesso ai veicoli inquinanti. Il successo dipende dal coinvolgimento delle comunità, dalla trasparenza e da una comunicazione chiara dei benefici. Le città che investono nella sensibilizzazione e nel dialogo con i cittadini ottengono un supporto maggiore e più duraturo.
 

"Le zone a basse emissioni sono una tassa sui poveri"

Alcuni sostengono che queste misure penalizzino le persone a basso reddito, costringendole a sostituire il proprio veicolo inquinante. Tuttavia, molte delle fasce meno abbienti non possiedono nemmeno un'auto e spesso vivono nelle aree più inquinate. A Londra, solo il 5% degli abitanti con redditi bassi possiede un'auto, ma subisce il 10% in più degli effetti dannosi dell'inquinamento atmosferico. Per garantire equità, molte città offrono incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici e programmi di rottamazione.

Le zone a basse emissioni sono pensate per migliorare la salute pubblica e la vivibilità delle città, riducendo l'inquinamento e incentivando forme di trasporto sostenibili. L'obiettivo non è limitare la libertà dei cittadini o generare entrate, ma creare un ambiente più sano e sicuro. Il coinvolgimento della comunità e una comunicazione trasparente sono essenziali per il successo di queste iniziative, affinché diventino un vero motore di cambiamento verso un futuro più sostenibile.


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