Una città è un insieme di strade, edifici, infrastrutture, persone. In un mondo da 50 miliardi di device connessi, una città è però anche uno strato di informazioni che si accumulano. Ogni anno si producono 40mila miliardi di gigabyte di dati: è in questa intersezione che nasce l'idea della smart city, la città che usa questo flusso a vantaggio dei cittadini per correggere quello che non funziona, individuare bisogni non espressi, evolversi. L'idea chiave in questo incrocio di potenzialità e bisogni è la trasformazione: nel 2015 l'Onu individuava nei dati una risorsa fondamentale per l'Agenda dello sviluppo sostenibile. Le città sono la frontiera avanzata di questa transizione, perché sono insieme il problema e la soluzione: oggi un essere umano su due vive in un centro urbano, nel 2050 saranno sette su dieci. Per non collassare sotto il loro stesso peso le città devono evolversi, usare in modo più intelligente lo spazio, il tempo, l'energia, il personale, diventare “smart” non per vezzo ma come leva di sopravvivenza.
Barcellona
Barcellona è una città pioniera d'Europa nell'uso dei dati, con una rete di sensori che mettono a disposizione di pubblico e privato informazioni che vanno dall'energia al rumore, passando per il traffico o l'uso dell'acqua. Nel 2015 la sindaca Ada Colau diede una spinta al processo convocando programmatori e sviluppatori per trasformare l'infrastruttura digitale in strumento democratico. Il primo risultato fu una piattaforma pubblica dove i cittadini potevano avanzare proposte di sviluppo digitale: ne arrivarono 40mila. Tra le applicazioni recenti c'è la lotta alla povertà energetica. È un problema di ogni grande città europea, che Barcellona sta provando ad affrontare in modo innovativo, incrociando i dati sulla vulnerabilità economica per prevenire i distacchi forzati di chi non riesce a pagare le bollette, e per indirizzare a loro i surplus di energia accumulati dalla rete fotovoltaica. È un uso tipico dei dati nella governance: leggere il tessuto sociale ed evitare che i problemi diventino crisi. Barcellona sta anche sperimentando strumenti di AI e machine learning applicate alla prevenzione di incendi stradali, che permettono di sapere in tempo reale dove, quando, come e perché si verificano incidenti, sviluppando capacità di previsione, per mandare controlli o rallentare il traffico lì dove secondo i dati è plausibile che si verifichino.
Londra
Un altro polo europeo dei dati è Londra. Dieci anni fa, la città lanciò il London Datastore, un progetto di open data che raccoglieva su una sola piattaforma oltre 6mila dataset, di ogni tipo, e li metteva a disposizione di cittadini, aziende, sviluppatori e ricercatori, chiunque avesse la capacità di individuare problemi e proporre soluzioni sulla base dei numeri. Tra i frutti di quel lavoro c'è London Rents Map, che 85mila cittadini usano ogni anno per confrontare i prezzi immobiliari dei quartieri di una delle città più care per vivere o lo School Atlas, l'atlante pubblico delle scuole. Da quei dati è arrivato anche Cultural Infrastructure Map, una mappa dei luoghi di cultura usata per tutelare locali, community hall, piccoli teatri, spazi per fare musica. Londra ha anche un chief digital officer e una data commission, una struttura pubblica che supervisiona l'uso corretto e utile di questa mole di informazioni. Uno dei settori che raccolgono e smistano più dati è l'immensa rete di trasporto pubblico, che invia al sistema 5 miliardi di informazioni al giorno su bus, metro, strade, convertite poi in messaggi su misura per gli utenti sulle linee che usano di più. Oggi Transport for London, l’azienda responsabile dei trasporti pubblici della città, è in grado di consigliare agli utenti come avere un viaggio più confortevole e sicuro semplicemente spostandolo in avanti o indietro di cinque minuti. Le stesse informazioni finiscono nella programmazione degli orari, nella costruzione delle stazioni, nell'allocazione dello staff, nell'apertura e chiusura delle barriere d'ingresso ai passeggeri.
Parigi
Uno dei pilastri del lavoro della sindaca Anne Hidalgo a Parigi è stato l'utilizzo delle tecnologie digitali in chiave democratica. Per questo motivo ha dotato l'amministrazione di uno smart city team, ha lanciato un budget partecipato nel quale il 5% dei fondi cittadini potevano essere spesi in progetti proposti dai cittadini attraverso una consultazione online. L'epicentro è il sito idee.paris.fr, un luogo di incontro tra l'amministrazione e la cittadinanza, non solo per raccogliere proposte ma anche per fare progettazione partecipata a ogni livello, dalla riqualificazione dei dintorni di Notre-Dame alla revisione del piano regolatore. «Per costruire una città giusta, progressista e sostenibile, l'intelligenza collettiva è la nostra più grande forza», ha dichiarato Hidalgo. La sindaca ha affidato a Cisco una parte importante del suo ambizioso piano energia-clima per la riduzione delle emissioni. Con l'azienda americana, Parigi ha lanciato un programma di benchmark del consumo energetico degli edifici pubblici e privati, per fare un monitoraggio sia delle efficienze da mettere a sistema sia degli sprechi sui quali intervenire. La ricerca è stata fatta attraverso centinaia di sensori Internet of Things connessi costruiti appositamente per il progetto.
Seul
Seul è una città “costruita sui dati” e che attraverso questi prova a correggere i problemi della sua rapida urbanizzazione post bellica. Il primo passaggio della trasformazione è stato smantellare la logica a silos, che rendeva i dati dell'amministrazione cittadina non comunicanti tra loro. Poi è arrivata la creazione della Seul Open Data Plaza, un portale di accesso pubblico a oltre 5mila dataset, inclusi quelli prodotti dalla vasta rete cittadina di sensori, che a Seul monitorano di tutto: polveri sottili, direzione del vento, rumore, flusso e velocità del traffico. Un dipartimento di ricerca locale ha stimato in 1,5 miliardi di dollari il valore economico di questi dati a disposizione del pubblico. L'Open Plaza ha portato alla creazione di quasi 200 app dagli usi più vari. Una delle applicazioni più rilevanti è stata la creazione di una rete di sicurezza digitale dedicata alla popolazione anziana della capitale, il 27% dei cittadini, che grazie a un incrocio di dati permette di segnalare in tempo ai servizi di emergenza il malore di un anziano che viva solo.
Singapore
Singapore è il più avanzato esempio globale di smart city, ma anche la rappresentazione dei rischi che ci sono nella digitalizzazione della cittadinanza. Il monitoraggio di 500mila di punti di osservazione ne fa una delle città più sorvegliate al mondo. La Smart Nation Initiative della città-stato nel sud-est asiatico ha convogliato un flusso da 1,7 miliardi di dollari. Tra gli strumenti messi in campo c'è la gestione in tempo reale dei flussi di trasporto, il monitoraggio permette un sistema di tariffe estremamente sofisticato, dove il costo del viaggio dipende dal quartiere, dal giorno, dall'ora, dal traffico stesso. La gestione di questi flussi ha permesso di ridurre del 92% il numero di autobus oltre la soglia di affollamento limite. Il livello e la quantità dei dati accumulati hanno fatto di Singapore anche un hub mondiale per la sperimentazione di veicoli a guida autonoma. Come per Seul, anche qui l'uso di dati e dell’intelligenza artificiale sul fronte sanitario sono stati indirizzati alla cura di una popolazione che invecchia. Sono attivi dei chatbot che comunicano con gli anziani, così come un tool di Smart Elderly Alert System, che monitora i parametri vitali delle persone sole e avvisa i caregiver in caso di anomalie o emergenze.