Il rombo di un’auto sportiva. L’adrenalina di una sterzata. Il brivido della velocità. Poi arrivi a destinazione e non spegni il motore. Togli il visore e così rientri nella normalità. Speravi fosse tua. O, meglio, in un certo senso quella macchina è tua, ma nella realtà virtuale. E se puoi avere una fuoriserie lì, perché dovresti prenderti un’utilitaria, qui? Ora potrebbe cominciare una trattazione sulle implicazioni distopiche della tecnologia, invece no. Il sogno che diventa realtà, più o meno, e l’immagine di un universo parallelo che ci risucchia funzionano sempre, ma restano storielle, anche un tantino premature. Se pensate che sia questo il modo in cui il metaverso trasformerà concretamente i nostri spostamenti, siete fuori strada. Prima delle domande, che molti di noi potrebbero presto iniziare a farsi sul serio (e che sarebbero un bene), dal digitale arriveranno come sempre nuove risposte.
Siamo agli inizi di una transizione complessa e ancora difficile da mettere a fuoco, un po’ come il concetto stesso di metaverso. Da quando Mark Zuckerberg lo ha fatto salire agli onori della cronaca rinominando la sua azienda Meta, si tende ad associarlo a quella che sembra essere la sua visione e che, 30 anni prima, Neal Stephenson aveva raccontato nel romanzo di fantascienza Snow Crash: uno spazio virtuale accessibile attraverso un visore, in cui ogni utente ha un proprio avatar e può interagire con altri. In realtà il metaverso è molto di più: rappresenta un’integrazione tra il mondo fisico e quello digitale, capace di offrire all’utente internet un’esperienza inedita della realtà. Oltre alla cosiddetta realtà virtuale immersiva, dobbiamo quindi considerare altre tecnologie, come la realtà aumentata e la realtà mista, ma anche l’Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things. Soltanto così, al di là delle note di colore, possiamo cercare di intravedere gli impatti effettivi che il metaverso potrà avere sulla mobilità.
Movimenti ridotti, mobilità aumentata
Il primo, e forse il più immediato, è un effetto che potremmo definire indiretto. Lo sdoganamento di modalità di interazione digitali e l’impiego di nuove tecnologie non farà che ridurre i nostri spostamenti. I periodi di lockdown legati alla pandemia da Covid-19 ci hanno dimostrato che svolgere determinati lavori (solo alcuni), fare didattica (magari non a tutti i livelli) e socializzare (almeno in parte) è possibile anche senza incontrarci dal vivo per settimane, grazie a piattaforme come Zoom, Teams, Google Meet e molte altre. Nel metaverso l’esperienza che sono in grado di offrirci non potrà che migliorare in termini di qualità, stimolandoci a farne un uso sempre più massiccio. Non è un caso che aziende Microsoft e Cisco stiano investendo sulla creazione di avatar per incontri in realtà virtuale e di ologrammi capaci di simulare in maniera sempre più realistica una situazione di compresenza.
Se avremo sempre più libertà di movimento nel metaverso, tenderemo dunque a muoverci meno al di fuori di esso, certamente non come nel 2019 e non per ragioni futili ma con maggiori possibilità. Il traffico urbano sarà meno congestionato di una volta e questo permetterà di pensare ripensare in maniera più efficiente e integrata le reti di trasporto, dando agli utenti più opzioni di scelta e una maggiore velocità negli spostamenti.
Un nuovo obiettivo per i viaggi: il piacere
La progressiva diminuzione dei viaggi di lavoro farà crescere la rilevanza dei viaggi di piacere e, con essa, la ricerca del piacere da parte dei viaggiatori. I mezzi e i luoghi di trasporto dovranno essere all’altezza. «Grazie agli strumenti di collaborazione online, non c’è un futuro a lungo termine per i viaggi d’affari», ha scritto su Fast Company Devin Liddel, esperto di trasporti e trasformazione digitale che ha collaborato, tra gli altri, con Boeing e Toyota. «Sì, riprenderanno dopo la pandemia nel breve termine, ma nel giro di un decennio i vari Microsoft Teams e Google Workspace funzioneranno con una sempre maggiore fedeltà rispetto agli spazi fisici. Quando questi sistemi saranno diffusi su larga scala, anche un volo di 90 minuti tra Seattle e San Francisco diventerà una pazzia dispendiosa, per non parlare di un volo di 14 ore per Shanghai allo scopo di stabilire un contatto visivo o stringere una mano. I passeggeri di un futuro aereo saranno spinti dalla volontà di connettersi con persone e luoghi in modi che non saranno prontamente sostituiti dal metaverso».
Di conseguenza automobili, treni, aerei, come anche le stazioni ferroviarie e gli aeroporti, saranno più orientati all’intrattenimento e più curati da un punto di vista estetico e di comfort. «Oggi l’aspetto di questi spazi è definito da rigide norme in materia di sicurezza e da materiali scelti per essere durevoli e facili da pulire - osserva Liddell -. Il predominio dei viaggi di piacere li renderà più divertenti».
Una rivoluzione per l’industria dei trasporti
Siamo agli inizi, ma l’industria dei trasporti sarà profondamente trasformata dal metaverso. È probabile che, prima di comprarla, potremo provare un’auto virtuale come fosse vera, invece di andare fisicamente in negozio. Acura, marchio di lusso di Honda, ha lanciato quello che ha definito il primo show room del metaverso, all’interno della piattaforma Decentraland. Se lo stesso avvenisse per le fabbriche? Nvidia e BMW hanno realizzato il cosiddetto “gemello digitale” di un impianto di produzione, capace di riprodurne in toto il funzionamento. L’obiettivo è simulare gli attuali processi di produzione e sperimentarne di nuovi prima lanciarli offline, con una riduzione notevole dei costi e un incremento dell’efficienza stimato intorno al 30%. Lo stesso approccio sarà esteso al design di prodotto, dalle auto ai vagoni della metropolitana. Oggi la modellazione è visibile su un monitor, nel metaverso invece un ingegnere potrà lavorare a contatto diretto con rendering completamente tridimensionali e in dimensioni reali, interagendo con colleghi da tutto il mondo per testare in tempo reale materiali, linee e funzionalità.
Veicoli sempre più intelligenti
Come dovranno essere i veicoli che le nuove applicazioni del metaverso permetteranno di progettare e testare? Pensati per potersi integrare con il metaverso stesso, grazie a tecnologie avanzate come realtà virtuale, realtà aumentata e Internet of Things. I nuovi treni, camion, automobili e velivoli saranno delle piattaforme informatiche e saranno configurati per ricevere e inviare dati, in base ai quali orientare il proprio funzionamento. Saranno iper-connessi tra loro e “intelligenti”: in questo sta probabilmente la vera rivoluzione portata dal metaverso, su cui si baserà anche la guida autonoma.
Dobbiamo immaginare automobili con un navigatore che non necessita di essere interrogato, perennemente informato sullo stato del traffico e in grado non di proiettare le indicazioni su uno scomodo monitor, bensì di sovrapporle alla strada che stiamo osservando. Pensiamo ad autobus, tram, metro e treni locali capaci di gestire in tempo reale gli orari di partenza e arrivo in base al numero di persone che attendono, anzi, che si stanno recando presso una stazione come mostra il GPS del loro smartphone. Supponiamo di essere a bordo di un aereo che informi direttamente il taxi che ci aspetta a destinazione sull’orario di arrivo e che spieghi i protocolli di sicurezza attraverso un’esperienza in realtà virtuale.
La casa automobilistica Hyundai, che a giugno 2021 ha acquistato l’azienda di robotica Boston Dynamics, ha coniato il termine “meta-mobility” per descrivere come il concetto di mobilità sarà trasformato da mezzi integrati con il metaverso e in particolare con la robotica, che permetterà di mettere in movimento anche i più impensabili oggetti intelligenti intorno al noi. «Nel mondo a venire non muoveremo le nostre cose, ma le cose si muoveranno effettivamente intorno a noi», ha affermato durante il congresso CEF 2022 il vice presidente di Hyundai Dong Jin Hyun.
Un cervello al servizio dell’utente
Cosa potrà significare tutto questo per un qualunque utente è chiaro: comodità. L’iperconnessione dei trasporti permetterà di utilizzare i Big Data per orientare gli spostamenti in modo che siano più rapidi e confortevoli. Sarà possibile pianificare meglio e con maggiore semplicità, dedicando meno tempo all’organizzazione. Al contempo ci si potrà muovere in maniera più efficiente, minimizzando i tempi morti ed evitando i tratti congestionati o, addirittura, i tratti che l’intelligenza del nostro smartphone, connesso ai veicoli e alle stazioni della zona, prevederà come più trafficati e rischiosi.
In questo caso dovremmo immaginare una sorta di navigatore che sia in grado di proporci un itinerario considerando davvero tutte le soluzioni possibili: non soltanto i taxi e i mezzi del trasporto pubblico come metropolitana e autobus, ma anche tutti quelli condivisi come monopattini, motorini e auto, senza dimenticare le opzioni di pooling. È come se Google Maps non ci desse solo le indicazioni stradali ma ci mostrasse anche come seguirle in tutti i modi disponibili, senza farci uscire dall’app per aprirne un’altra. La sharing mobility ne uscirebbe rafforzata. E una volta a bordo di un taxi o di un bus, poi, niente ci impedirà di indossare un visore per tuffarci nella realtà virtuale in attesa di arrivare a destinazione. Magari per fare un giro su quella fuoriserie che sognavamo.