L'idrogeno può essere usato per i trasporti, il riscaldamento domestico, l'energia tanto quanto nei settori "hard to abate"

L'idrogeno può essere usato per i trasporti, il riscaldamento domestico, l'energia tanto quanto nei settori "hard to abate"

Le capacità dell’idrogeno per l’industria e i trasporti

Potrà dare un contributo importante a ridurre le emissioni nell’industria pesante e nei trasporti dove l’elettrificazione è più difficile. L’Hydrogen JRP è un centro di ricerca voluto dal Politecnico di Milano, per una filiera della ricerca tra università e mondo delle imprese

Nel 2050, anno che l’Europa ha votato alla neutralità climatica, l’idrogeno ricoprirà oltre il 20% dei fabbisogni energetici complessivi in settori chiave dell’economia italiana. Altrettanto è atteso nel resto dei Paesi impegnati nella transizione verso una piena decarbonizzazione. A dirlo è uno dei primi studi di Hydrogen JRP, la Joint Research Platform voluta dal Politecnico di Milano e dalla sua Fondazione, in collaborazione con alcune grandi imprese, per elaborare scenari e strategie per la produzione e il consumo di energia a zero emissioni.

La Commissione Europea stima infatti che, per conseguire gli obiettivi del Green Deal, l’Unione dovrà incrementare di oltre 500 gigawatt (GW) la produzione di energia da fonti rinnovabili già entro il 2030, chiedendo agli Stati membri di realizzare il 40 per cento di questo obiettivo entro il 2025 nell’ambito dei PNRR. Cogliere l’occasione offerta dall’Europa, dunque, non è un tema avveniristico, piuttosto una necessità imminente: quella di adoperarci per costruire un nuovo paradigma sociale ed energetico e lanciare un grande volano industriale attraverso la realizzazione di significativi investimenti infrastrutturali e di innovazione.

Tra le priorità indicate nelle circa trecento pagine del Pnrr, il Governo italiano intende sviluppare, e lo dice chiaramente, una leadership tecnologica e industriale nelle principali filiere della transizione energetica (sistemi fotovoltaici, turbine, idrolizzatori, batterie) che creino occupazione e crescita grazie allo sviluppo delle aree più innovative, a partire dall’idrogeno.

L’idrogeno, se usato in maniera complementare con altre tecnologie, può infatti contribuire in modo significativo a innescare processi industriali più sostenibili e puliti e a ridurre le emissioni generate dal settore trasporti, oltre che della power generation e del riscaldamento domestico. Questo significherebbe per l’Italia oltre 70 milioni di tonnellate di CO₂ in meno, il 20% delle emissioni totali di oggi. Inoltre, grazie alla capacità inedita di fungere da elemento di congiunzione tra il settore del gas e quello elettrico, nonché di consentire l’accumulo e lo spostamento nel tempo e nelle diverse aree del Paese di grandi quantità di energia, l’idrogeno può garantire flessibilità al sistema energetico e un migliore sfruttamento delle fonti rinnovabili.

In particolare, il settore dei trasporti è tra i destinatari di importanti trasformazioni che riguardano il trasporto pesante e a lunga percorrenza (per esempio, veicoli commerciali e bus) e quello ferroviario non elettrificato, oltre all’aviazione e a parti dei trasporti leggeri. Il trasporto a lungo raggio è responsabile per circa il 5-10 per cento delle emissioni di CO₂ complessive. Grazie alle misure previste nel Pnrr, potremmo registrare una penetrazione significativa dell’idrogeno fino al 5-7 per cento del mercato entro il 2030. Sul fronte ferroviario, invece, l’attenzione è rivolta al trasporto passeggeri. Attualmente, circa un decimo delle nostre reti è servito dai treni diesel di età elevata e di prossima sostituzione, rendendo questo il momento giusto per passare all'idrogeno, in particolare là dove l'elettrificazione non è tecnicamente fattibile o non competitiva.

L’idrogeno svolge poi una funzione importante in settori “hard to abate”, caratterizzati da un'alta intensità energetica e privi di opzioni di completa elettrificazione realmente scalabili, come nell’industria chimica e della raffinazione del petrolio, o come nei settori dell’acciaio (l’Italia è uno dei più grandi produttori in Europa, seconda solo alla Germania), il cemento, il vetro e la carta.

È quindi evidente come la transizione verso l’idrogeno necessiti da un lato di nuove competenze, altamente specializzate, e dall’altro di nuove tecnologie. Formazione e ricerca sono due assi portanti del cambiamento in atto. Per questo è fondamentale trovare un punto di unione solido tra il mondo accademico e quello industriale attraverso piattaforme comuni e laboratori congiunti, dove sviluppare e testare tecnologie innovative. Dove predisporre strategie abilitanti per l’economia sostenibile. Dove elaborare best practice per la costruzione e il mantenimento delle infrastrutture ad idrogeno.

Al momento sono cinque le aziende principali protagoniste dell’iniziativa del Politecnico e della sua Fondazione. Fanno parte di Hydrogen JRP come fondatori: Edison, Eni, Snam, A2A e NextChem. Tuttavia l’intento è quello di creare una vera e propria filiera dell’idrogeno in Italia, allargando la partecipazione al maggior numero di soggetti interessati. Le prime iniziative riguardano la ricerca su tutta la catena del valore: dalla produzione, al trasporto e stoccaggio, fino agli usi finali. Due gli approcci: progetti orizzontali su tematiche trasversali; progetti verticali su tecnologie specifiche. A dare spazio a questa iniziativa è il distretto di innovazione che sta prendendo vita nel Campus di Bovisa intorno agli iconici gasometri ritratti nei quadri di Sironi. Ancora una volta Milano guarda avanti. Apre le sue porte e da qui muove i primi passi per favorire la competitività del sistema Paese.


Ferruccio Resta - Rettore del Politecnico di Milano e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), è componente esperto della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. È autore di oltre 240 pubblicazioni e titolare di sette brevetti internazionali. Riveste incarichi nella comunità industriale e nel tessuto sociale italiano, come membro del CdA di Leonardo SpA, Allianz SpA, Veneranda Fabbrica del Duomo, Fondazione Silvio Tronchetti Provera e Fondazione Lombardia per l’Ambiente. Partecipa a comitati scientifici, di innovazione e advisory board (Fondazione Enel, NextChem-Tecnimont, SIAM, Fondazione Collegio delle università milanesi). Dal 2019 è Commendatore della Repubblica italiana.

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