Una vista nel centro di New York

Una vista nel centro di New York

«Grattacieli green, apriamo la nuova frontiera dell'edilizia a New York»

La transizione ecologica nel settore edile apre grandi opportunità anche negli Stati Uniti. Lo dimostra il caso di Somec, compagnia di Oscar Marchetto, che dal navale entra nel civile nella Grande Mela

Il settore edilizio è da sempre ritenuto uno dei più impattanti per la salute del pianeta a livello ambientale. Una recente ricerca realizzata dal Global Alliance for Building and Construction ha sancito che questo comparto produce il 39% dell’inquinamento globale.

La città di New York nel 2019 ha varato il Climate Mobilization Act, che ha di fatto messo fuori legge gli edifici energivori. L’obiettivo è avere grattacieli green e rendere gli edifici più sostenibili ed efficienti con il fine di ridurre le loro emissioni entro il 2024, per poi arrivare ad un -40% nel 2030. La cifra necessaria è stimata in circa 4 miliardi di dollari. Gli immobili che dovranno essere sottoposti ad adeguamenti da un punto di vista termico ed energetico sono stimati in circa 50mila.

In questo contesto un azienda italiana, la Somec attraverso la sua controllata Fabbrica, si candida a giocare un rilevante. Specializzata nel settore del marine glazing sin dal 1995, Somec disegna e produce involucri vetrati e parti di architetture navali, come partner dei più grandi cantieri e dei maggiori armatori di navi da crociera del mondo, dai nuovi vari alla manutenzione fino ai progetti di refit. Fabbrica LLC è stata fondata nel 2016 a Enfield nel Connecticut da Alberto De Gobbi, Claudio Daniele, dall’avvocato Massimo Malvestio e da Oscar Marchetto, presidente di Somec (nella foto sotto, ndr). Tra i contratti più prestigiosi già vinti da Fabbrica c’è, per esempio, quello da 45 milioni dollari per il rifacimento della sede di Rolex tra 5th Avenue e 53rd street di New York. Infra Journal ha contattato Marchetto, che racconta quale sarà il futuro della compagnia.

oscar marchetto

Come nasce il progetto Fabbrica?

«Nel 2016, quando incontrai Alberto De Gobbi e Claudio Daniele. Erano appena usciti da Permasteelisa dove avevano portato al successo la controllata statunitense di cui erano rispettivamente amministratore delegato e direttore generale in un’esperienza di trent’anni, per poi uscire dopo il cambio di proprietà. Alberto De Gobbi è un sognatore come me e, complice un incontro informale in un bar di Conegliano Veneto, mi ha convinto ad investire in questo progetto, inizialmente come privato. Due anni dopo, quando ho deciso di quotare la mia azienda Somec sull’Aim, il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese, e di diversificare l’attività dal glazing navale a quello civile, sono diventato socio di maggioranza in Fabbrica e l’ho portata nel perimetro di Somec». 

Cosa caratterizza Fabbrica?

«Sin dall’inizio si è specializzata in progetti caratterizzati da un elevato grado di complessità. Abbiamo una squadra di progettazione distribuita tra Canada, Connecticut e Italia, in grado di supportare soluzioni per progetti complicati. Negli Stati Uniti siamo partiti subito ristrutturando il TWA Flight Center dell’aeroporto John F. Kennedy di New York. Questo ci ha permesso di entrare da subito nei progetti più stimolanti nel nord-est del paese come a Boston, New York, Washington e Philadelphia». 

Come vede il 2023 di Somec e di Fabbrica?

«Nella presentazione del bilancio del 2022 abbiamo dato delle guidance per il fatturato di Somec, atteso oltre i 360 milioni di euro. Il 2023 sarà un anno di ulteriore crescita, con una marginalità sostenuta. Fabbrica ha un portafoglio di 400 milioni di euro e stiamo lavorando per ottenere nuovi progetti importanti». 

Qual è la vostra qualità più caratterizzante? 

«L’esperienza e soprattutto la progettazione e l’ingegnerizzazione. Questo è il nostro bagaglio più forte. Noi riusciamo a realizzare quelli che sono i sogni degli architetti». 

Dopo l’approvazione del Climate Mobilization Act, la Grande Mela si candida al nuovo Eldorado dell’architettura green. Che dimensioni ha quel business?

«È un business enorme e deve ancora partire, non solo a New York ma in tutti gli Stati Uniti. Teniamo presente che la maggior parte dei grattacieli degli Stati Uniti sono stati costruiti prima degli anni Duemila e sono tutti da cambiare per aderire ai nuovi standard di sostenibilità e di risparmio energetico. Quando partirà, ci darà molte opportunità». 

In America il quadro appare abbastanza chiaro, ma in Italia ci sono spazi per Fabbrica?

«Ce ne sono, anche se io non parlerei di Italia, ma d’Europa. La sfida di Fabbrica in Europa la raccoglie Bluesteel una società che abbiamo acquisito e che vanta decenni di storia soprattutto nell'Inghilterra, a Londra». 

Qual è il progetto realizzato che ha dato maggiori soddisfazioni?

«È un progetto complesso che stiamo realizzando in questo momento sulla Fifth Avenue, legato a un noto marchio nel lusso. Un progetto iconico di livello mondiale in cui cureremo non solo l’esterno ma anche parte degli interni con la nostra divisione Mestieri».

Hallets Point 20-30 in Astoria-Queens Borough-New York

Hallets Point 20-30 ad Astoria, New York, nel Borough di Queens (rendering progetto)


Giuseppe Failla - Graduated in law, he began his carees as a correspondent for local publications in 1994 in Milan, where he works on the Tangentopoli affair, too. After a long time as a free lance he arrives in one of the major Italian radio and later he joins a financial newsroom, where he is editor in chief, today. He contributed for a long time with Il Foglio, Riformista, Indipendente and Panorama. He is also a media training teacher, today.

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