C'è una parola che viene usata spesso per descrivere lo scenario che si sta aprendo nel mondo dell'automotive: «affollato». I soggetti storici sono impegnati nella transizione verso l'elettrico, anche per rispettare le tabelle di marcia previste da alcuni dei mercati più importanti, come quello europeo e americano, ma alle loro spalle sta avanzando la corsa dei player tecnologici come Apple, Google, Xiaomi, Huawei, per entrare nel mercato, producendo non solo sistemi di guida innovativi sullo spettro dell'autonomo, ma anche in alcuni casi direttamente le automobili del futuro.
«La situazione tra i produttori storici e le società digitali è contemporaneamente di collaborazione e competizione», come spiega Stefan Bratzel, direttore del centro studi tedesco Center of automotive management, a Infra Journal. «I marchi storici vogliono creare i propri sistemi operativi, ma sono indietro rispetto a quelli forniti dai soggetti digitali, che hanno molta più esperienza e know how. Allo stesso tempo i consumatori si aspettano di trovare determinate implementazioni digitali, e questo pone aziende come Google o Apple in una posizione di vantaggio». E in questo contesto affollato non possiamo dimenticare i nativi elettrici come Tesla, che fissa da tempo gli standard di mercato, con anni di vantaggio sugli altri dal punto di vista della tecnologia.
Chi ha visitato a gennaio gli stand del CES (Consumer electronic show), la fiera hi-tech di Las Vegas, ha potuto osservare la furibonda evoluzione di tecnologie e idee che fa di questo settore una delle frontiere più avanzate dell'innovazione. Tra le novità di costume, c'è stata la prima gara automobilistica tra veicoli a guida autonoma. Al di là della corsa e dello show, è stata la prova che la tecnologia è arrivata al punto di reggere senza intoppi una competizione ad alta velocità (le auto sono arrivate a sorpassarsi a 185 km/h). BMW ha addirittura presentato un prototipo in grado di cambiare digitalmente il colore esterno della carrozzeria, grazie a una soluzione tecnologica chiamata E Ink. Non entrerà in produzione, ma è una spia di quanto si stia muovendo la ricerca.
Al di là delle “acrobazie” promozionali, come l'auto che cambia colore o le macchine da corsa senza pilota, è nel disegno più ampio che si colgono i movimenti più importanti per il settore. Alla fine del 2021 sono arrivate, via Bloomberg, le indiscrezioni su come si sta muovendo la più importante azienda tecnologica al mondo, Apple, che, da tempo con il suo Project Titan, punta ad espandersi nel mondo delle automobili. Quelle prodotte da Apple, con una serie di partnership industriali da definire, saranno elettriche e a guida autonoma. Quello progettato da Cupertino è un nuovo concetto di automobile, senza volante, senza pedali, con gli interni disegnati partendo dall'assenza di interventi umani e con un grande schermo al centro della postazione frontale. I tempi non sembrano remoti: la timeline di Apple prevede una prima presentazione nel 2025. Al momento la tecnologia è in fase di sperimentazione con una flotta di Suv Lexus ed è stata stimolata anche da una serie di assunzioni di figure chiave sottratte ai concorrenti.
Un altro produttore di device tecnologici pronto a lanciarsi nella fabbricazione di automobili è la cinese Xiaomi. Con un investimento iniziale di 10 miliardi di dollari, vuole affiancare in futuro una linea di auto elettriche, eventualmente anche a guida autonoma, al business degli smartphone. Anche in Cina lo scenario è affollato, Baidu (famosa per il suo motore di ricerca) programma di lanciare un servizio di taxi senza pilota in cento città cinesi entro il 2030. Per ora è attiva con gli Apollo Go Robotaxi, prenotabili via app come Uber già in cinque città, servizio creato in partnership con l'azienda di stato Baic Group, che produce le vetture. Infine, c'è Huawei, che progetta di sviluppare la sua tecnologia per la guida autonoma entro il 2025 e che, secondo la stampa tedesca, sarebbe in trattativa con Volkswagen per fornire soluzioni digitali.
Google in questo momento sta giocando la sua partita automotive con Waymo, la controllata di Alphabet (la società madre) specializzata nel settore. In alcune città degli Stati Uniti, tra cui San Francisco, sono in circolazione i suoi robotaxi a guida autonoma, che in California (dopo l'Arizona) stanno per ottenere, dopo una fase di sperimentazione con un pool di volontari e curiosi (la lista d'attesa era lunghissima), l'autorizzazione a offrire il servizio a pagamento. Le vetture sono Jaguar I-Pace elettriche nelle quali c'è comunque un operatore pronto ad agire in caso di problemi. Per lo sviluppo di questa tecnologia, da implementare in auto esterne all'azienda, Waymo ha ottenuto nel 2021 un round di finanziamento da 2,5 miliardi di dollari.
La strada è segnata e il problema, a questo punto della storia, è la concorrenza. I livelli di test ormai sono già molto avanzati, secondo il sito specializzato The Verge in California sono state percorse quattro milioni di miglia da vetture senza conducente nel 2021 da ben 22 aziende registrate per farlo. Tra queste c'è Cruise, la startup sulla guida autonoma acquisita nel 2016 da General Motors, che in questo momento è il player tradizionale più avanti in questa corsa.
Discorso a parte va fatto per Tesla. L'azienda di Elon Musk è già in grado di offrire la funzione full self-driving, è un'aggiunta da 10mila dollari da attivare a parte, incorporata in tutte le nuove auto. Il software è ancora in fase “beta”, e YouTube è pieno di video di tester che mostrano la funzione sul campo. L'opzione però non è ancora aperta a tutti gli acquirenti, ma solo a un gruppo selezionato dall'azienda, ai quali viene comunque chiesto di non distrarsi, di fare sempre attenzione a quello che succede sulla strada e tenersi pronti a intervenire subito in caso di necessità. L'obiettivo di Elon Musk è farne uno standard futuro per tutte le sue vetture in vendita e per tutti gli acquirenti. «Tesla ha almeno tre anni di vantaggio sugli altri», spiega Bratzel, «perché sono stati i primi a cambiare il modo in cui venivano fatte le automobili e ad adattarlo al futuro digitale. Sono partiti dal sistema operativo, dal software, e poi ci hanno costruito le auto intorno, e non il contrario, come fanno gli altri».