La pandemia ha reso l'esperienza di viaggio decisamente meno allettante e piacevole, soprattutto a causa della quantità di documenti necessari per entrare in un paese straniero, che ha gonfiato il traffico negli aeroporti e complicato la pianificazione degli spostamenti.
Prima del Covid bisognava considerare carte d'imbarco, passaporti, limiti dei liquidi, misure di sicurezza onerose e file interminabili ai check-in, oggi ci sono anche moduli di localizzazione passeggero, certificati vaccinali, test pre e post volo, zone rosse e green pass, spesso ottenuti da servizi diversi e in formati diversi: cartaceo, QR code, applicazioni, schermate dello smartphone.
Sulla scia del momento, molti aeroporti hanno introdotto dati biometrici come impronte digitali e riconoscimento facciale, per acquisire e verificare in un unico passaggio le informazioni contenute nei documenti di viaggio. In base ai dati raccolti da Sita, azienda specializzata in tecnologie per le telecomunicazioni nel trasporto aereo e sistemi biometrici, circa il 67 per cento degli aeroporti è interessato a questo sistema, potenzialmente più economico e in grado di offrire un'esperienza di viaggio più agevole. L’impegno è guidato da una gamma di attori pubblici e privati, che spesso lavorano in sinergia e includono startup tecnologiche, programmi biometrici statali, compagnie aeree private e servizi di abbonamento.
Sita, che affianca linee aeree e governi, è tra le aziende all'avanguardia nella fornitura dei nuovi sistemi. Sherry Stein, responsabile della strategia tecnologica dell'azienda, ha contribuito allo sviluppo di un sistema biometrico di imbarco con United Airlines, la principale compagnia aerea americana, al San Francisco International Airport. Con la tecnologia “Smart Path”, Sita ha mantenuto la vecchia infrastruttura aeroportuale di desk e gate sulla quale ha installato una rete di telecamere per il riconoscimento facciale. La compagnia ha dichiarato che la metà di tutti i voli internazionali partiti nel 2021 dall'aeroporto americano ha sfruttato il nuovo sistema d'imbarco.
In un'intervista per Infra Journal, Stein ha spiegato il funzionamento della tecnologia. Una telecamera opportunamente predisposta è montata ai desk del check-in, nello stesso luogo in cui i passeggeri solitamente mostrano i propri documenti. Smart Path esegue la scansione del passaporto ed esegue un controllo incrociato con la fotografia del passeggero scattata in tempo reale. A questo punto «gli algoritmi creano una mappa digitale delle caratteristiche del volto a partire dalle immagini raccolte», misurando alcune variabili come la distanza tra i tratti salienti «che in seguito sono confrontati per verificare la corrispondenza tra le immagini e la persona».
Al termine della verifica, le credenziali del passeggero (come carta d'imbarco, certificato Covid ecc.) sono associate alla mappa del volto. A questo punto i passeggeri possono accedere a ogni nuova sezione dell'aeroporto con la sola scansione del volto, che cattura ogni volta una nuova immagine confrontandola con la prima foto scattata.
Secondo Stein gli algoritmi di riconoscimento facciale riducono l'errore umano e sono in grado di riconoscere con maggiore accuratezza, tra le altre cose, i cambiamenti legati all'invecchiamento. «La verifica dell'identità è sempre stata un procedimento manuale», ha raccontato. «Un addetto alla sicurezza o un rappresentante della compagnia aerea guarda la fotografia e ne verifica la corrispondenza con la persona. Solitamente i passaporti hanno una validità di dieci anni dall'emissione, quindi i cambiamenti fisici (come barba, invecchiamento, occhiali ecc.) possono avere un impatto sull'accuratezza del controllo. Se è vero che alcuni addetti riescono a eseguire i controlli senza problemi, molti fanno fatica, quindi il processo è soggetto a errore umano».
Sembra però che il margine di errore degli algoritmi biometrici aumenti di un fattore dieci con l'invecchiamento del soggetto di circa 18 anni rispetto alla fotografia. Stein sostiene che il dato sia relativo agli algoritmi base non ancora correttamente ottimizzati, aggiungendo che il limite di dieci anni per i passaporti degli adulti e di cinque anni per i bambini diminuisca la probabilità di cambiamenti irriconoscibili.
Per questo Stein è convinta che la tecnologia biometrica per gli aeroporti, grazie a scansioni che durano un solo secondo, sia in grado migliorare l'efficienza dei controlli all'imbarco del trenta per cento. Ma la familiarità dei passeggeri con la tecnologia determina sia la velocità sia l'accuratezza di questi controlli. Infatti è difficile accertarne l'efficacia se la sperimentazione della procedura è diffusa soltanto in un numero limitato di aeroporti. Al momento Sita è impegnata a ridurre i disagi relativi alle "doppie scansioni", che costringono i passeggeri a ripresentarsi ai controlli a causa degli errori del sistema. E non succede di rado: di recente a Gatwick, uno dei principali aeroporti londinesi, questo reporter ha osservato un gran numero di allarmanti “spie rosse” durante le scansioni. Uno dopo l'altro, i passeggeri dovevano ripresentarsi al desk e ricominciare da capo il procedimento.
Eppure finora i viaggiatori sembrano aver apprezzato la tecnologia. Stein sostiene che negli ultimi anni circa il 90 per cento dei passeggeri ha deciso di usarla, mentre il 73 per cento degli intervistati in un sondaggio dichiara di essere disposto a passare al controllo biometrico per semplificare i controlli, anche a scapito della privacy. Un risultato dettato dalla pandemia, secondo Stein.
«Questo nuovo mercato è arrivato insieme al Covid», aggiunge. «Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda: come possiamo creare un'esperienza sicura e senza contatto per i viaggiatori nazionali?».
Alcuni potrebbero pensare che associare dati sensibili a chiavi d'accesso altamente visibili e non modificabili (a differenza di una password) crei terreno fertile per gli hacker. Ma Stein sottolinea come i varchi d'accesso biometrici siano sempre supervisionati da personale in carne e ossa in grado di individuare eventuali tentativi di frode, come «indossare una maschera alla ‘Mission Impossible’ o passare nascondendo il viso con la foto di un'altra persona». E aggiunge che la tecnologia Sita rispetta il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione Europea (Gdpr), che prevede la rimozione dei dati personali su richiesta del cliente. Sita segue inoltre le best practice del National Institute of Standards and Technology, un'agenzia che offre standard internazionali per la tecnologia biometrica, garantendo che «i dati non siano trattenuti per un tempo superiore al completamento della transazione per la quale si sono resi necessari».
Tuttavia, il gruppo di attivisti Electronic Frontier Foundation, che si batte per i diritti e le libertà nell'era digitale, ha espresso preoccupazione per lo sfruttamento dei dati biometrici da parte dei governi. In Brasile, ad esempio, dove gli aeroporti sono gestiti a livello regionale e ampiamente esposti ai furti d'identità, il governo ha espresso l'intenzione di avviare controlli incrociati tra dati biometrici e database interni. L'eventuale verifica dei precedenti penali di un passeggero potrebbe quindi porre problemi poiché, secondo un articolo dell'Eff contrario alla tecnologia, «i database dei mandati d'arresto sono pieni di errori e includono persone accusate di reati minori». Electronic Frontier Foundation ha inoltre fatto notare come i sistemi di riconoscimento facciale discriminino le persone non bianche.
Una soluzione potrebbe essere il riconoscimento biometrico di “scelta esplicita”, che darebbe ai passeggeri la possibilità di scegliere, come avviene già nella sperimentazione della statunitense Delta Airlines all'Hartsfield-Jackson Airport di Atlanta. Nel frattempo Sita ha avviato la sperimentazione di un'app di scansione facciale per smartphone “privata”, che conferisce il controllo dei dati biometrici all'utente, permettendogli di usarli (o non usarli) a propria discrezione nei diversi aeroporti. Stein conferma che Sita ha avviato la sperimentazione di questa tecnologia mobile all'aeroporto romano di Ciampino (e ribadisce come le paure siano infondate poiché i governi gestiscono già ampi database che contengono le foto dei passaporti dei cittadini).
Questa tecnologia ha un ampio potenziale e Stein immagina possa essere applicata in settori diversi, dalle prenotazioni degli hotel, al noleggio auto, fino ai dati medici. Sita ha già sperimentato un sistema digitale completo di gestione dell'identità con MasterCard al Dallas Fort Worth International Airport, e sta lavorando a un sistema open source (il cui codice è quindi libero da vincoli) per le credenziali sanitarie digitali con il governo di Aruba, nei Caraibi, al fianco della startup Indicio. Nel mondo della blockchain, gli sviluppatori stanno già studiando modi per crittografare in sicurezza questi dati preziosi. Presto il nostro volto sarà l'unica password di cui avremo bisogno, che ci piaccia o no.