La transizione energetica globale verso la decarbonizzazione, attraverso una prospettiva e una trasformazione multiscalare, è oggi un tema cruciale che coinvolge tutti, in molti modi diversi. L’Università Bocconi di Milano ha ospitato la 18esima Conferenza Europea IAEE e ha esplorato questo mondo, con 300 interventi a cura di scienziati esperti e dottorandi che hanno illustrato nuove soluzioni tutte da discutere. C’è una crescente convergenza fra tutti i settori energetici: energia, trasporti, infrastrutture, petrolio e gas, energie rinnovabili e iniziative per città intelligenti. L’efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili sono al centro dell’impegno europeo per una transizione pulita, che risponda alle esigenze dei cittadini, dello sviluppo economico e della tutela dell’ambiente.
Adnan Shihab Eldin, senior visiting research fellow presso l’Oxford Institute for Energy Studies (OIES), nel Regno Unito, è stato uno degli ospiti più attesi della Conferenza Europea IAEE. Nella sua carriera è stato anche direttore generale e membro del Consiglio di amministrazione della Kuwait Foundation for the Advancement of Science (KFAS) e Segretario generale ad interim e Direttore della ricerca dell’OPEC.
L’influenza di Adnan si estende a organizzazioni internazionali come l’AIEA a Vienna e l’ufficio regionale dell’UNESCO al Cairo. La sua esperienza abbraccia anche ruoli di consulenza, con la partecipazione a vari consigli di amministrazione, consigli consultivi internazionali, società scientifiche ed enti di ricerca in Kuwait e nel mondo. È proprio dalle sue conoscenze e competenze in materia di sicurezza energetica e sostenibilità che ha preso le mosse il discorso globale della Conferenza IAEE.
Shihab Eldin, cosa ne pensa di questo evento e del suo ruolo alla conferenza?
«Questa conferenza riveste un’importanza particolare, in quanto fa eco all’impegno collettivo di affrontare le sfide energetiche critiche. La mia precedente partecipazione alla 44esima Conferenza annuale Iaee a Riyadh è stata un’esperienza straordinaria. Essere presenti a questo incontro europeo tra stimati funzionari, tra cui il mio amico Fatih Birol (direttore esecutivo dell’Aie, ndr), sottolinea lo spirito di collaborazione che alimenta i nostri sforzi per un futuro sostenibile».
Lei e Birol siete stati voci fondamentali nel discorso sull’energia. Può spiegarci la sinergia e la collaborazione tra le vostre prospettive?
«Con Birol abbiamo condiviso numerose piattaforme, dialogando sulla sicurezza energetica e sulla sostenibilità. Le nostre prospettive, sebbene distinte, spesso convergono, allineandosi al tema di questa conferenza. In particolare, in quest’era di enorme importanza della sicurezza energetica, abbiamo entrambi sottolineato la necessità di un dialogo olistico che comprenda anche le dinamiche di domanda e offerta. L’enfasi che poniamo su un dialogo aperto, che tenga conto di diversi punti di vista, resta fondamentale per affrontare le sfide energetiche globali».
L’evoluzione della situazione climatica ha riportato in primo piano il tema della sicurezza energetica. Potrebbe approfondire l’interazione tra sicurezza energetica e cambiamenti climatici, alla luce dei recenti sviluppi geopolitici?
«La rilevanza dei cambiamenti climatici, unita a eventi come il conflitto in Ucraina e alle conseguenze della pandemia, ha ridisegnato il nostro approccio alla transizione energetica. Questi sviluppi dimostrano in modo ancora più evidente l’intricata relazione tra sicurezza energetica e resilienza climatica. La decarbonizzazione, per quanto essenziale, deve comprendere un accesso equo ai servizi energetici, un pilastro fondamentale del trilemma dell’energia. I governi, le organizzazioni multilaterali e le industrie devono adattare le proprie strategie per garantire la resilienza delle catene di approvvigionamento energetico e dei flussi commerciali».
Azzerare le emissioni nette entro il 2050 è un’aspirazione globale. Cosa pensa degli attuali percorsi messi in campo e delle sfide associate a questo obiettivo?
«Il percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette è multiforme e ricco di sfide. Sebbene scenari come l’emissioni nette zero (Nze) 2050 dell’Aie siano interessanti, richiedono una valutazione meticolosa. Si devono considerare sfide come la stabilità della rete, la necessità di un accumulo massiccio di energia e le dinamiche di domanda e offerta. Inoltre, dobbiamo riconoscere che le nazioni hanno stadi di sviluppo, risorse e ideologie diverse. Gli approcci razionali che combinano tecnologia e politica hanno maggiori probabilità di aprire percorsi efficienti dal punto di vista dei costi, inclusivi e meno rischiosi».
La transizione verso le energie rinnovabili è una prospettiva avvincente. Come vede il ruolo delle fonti alternative a basso contenuto di carbonio, come il nucleare e la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs) nel mix energetico?
«Sebbene la rapida espansione delle energie rinnovabili sia molto promettente, non dovremmo mettere da parte o trascurare altre opzioni a basse emissioni di carbonio. L’energia nucleare, con progressi come i piccoli reattori modulari, offre una fonte di energia a basse emissioni di carbonio matura e competitiva. Anche l’idrogeno pulito, soprattutto quello blu, è una risorsa che merita attenzione. Le tecniche di Ccs, fondamentali per il successo delle strategie Nze, fanno parte del Circular Carbon Economy Framework. Paesi produttori di idrocarburi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti stanno partecipando attivamente alla transizione, investendo nelle energie rinnovabili, nel nucleare e nell’efficienza, assicurando al contempo forniture adeguate di petrolio e gas per soddisfare la domanda globale».
Le sue opinioni sulle tecnologie di rimozione dell’anidride carbonica (Cdr) sono interessanti. Può spiegarci che ruolo hanno nel raggiungimento di una vera sostenibilità?
«La sostenibilità non si limita a fermare l’inquinamento, ma richiede un’eliminazione attiva dell’inquinamento atmosferico. Le tecnologie Cdr, come la cattura diretta dell’aria basata sulla Ccs, stanno guadagnando terreno. I paesi industrializzati, responsabili di emissioni storiche significative, devono eliminare in modo proattivo una parte della CO₂ accumulata. Questo approccio estende il budget di carbonio rimanente disponibile prima di raggiungere il surriscaldamento massimo della temperatura media globale di 1,5 °C, offrendo ai paesi in via di sviluppo più tempo per contribuire in modo equo alla sostenibilità».
Che conclusioni si possono trarre e cosa ci riserverà il futuro?
«Le prospettive, fondate su anni di esperienza e analisi ponderate, sottolineano la natura multiforme del percorso di transizione energetica. La ricerca continua di percorsi sostenibili richiede uno sforzo collettivo, un dialogo aperto e un impegno all’inclusione. Mentre navighiamo nelle complessità della sicurezza energetica, dei cambiamenti climatici e di un futuro più verde, le informazioni e i dati che ho raccolto nel corso degli anni risuonano come un faro che mostra la rotta verso un mondo che prospera in armonia con le sue risorse».