Hyperloop, l’ultravelocità in un’idea open source

La nuova frontiera dell’innovazione nei trasporti terrestri è Hyperloop, il “treno del futuro” concepito da Elon Musk. Permetterà di viaggiare a 1.200 km/h in un tubo depressurizzato grazie alla levitazione magnetica. Ma la sfida tecnologica è ancora aperta

IJN Hyperloop

È un’ipotesi, una di quelle talmente incredibili da non sembrare neanche realizzabile. E invece ricercatori e imprenditori hanno unito da tempo energie e risorse per trasformare Hyperloop in una certezza, una di quelle nuove tecnologie futuribili che, nelle intenzioni dei promotori, promettono di rivoluzionare le modalità di trasporto fino a oggi note. Capsule di alluminio lanciate ad altissima velocità all’interno di un tunnel in cui viene tolta quasi tutta l’aria. Ed è proprio per questo, non trovando ostacoli e nessun attrito durante la corsa, che Hyperloop sarebbe veramente inarrestabile, riuscendo senza problemi a raggiungere i 1200 km/h: molto più di un semplice treno e persino di un aereo. A tal proposito si parla spesso di levitazione magnetica, ma di cosa si tratta?

La tecnologia di Hyperloop sfrutterebbe alcuni magneti per aumentare la velocità e frenare nel corso del proprio viaggio all’interno di un tubo depressurizzato, costruito a un’altezza di oltre 50 metri dal suolo, e trasportare così passeggeri e merci in tempi veramente brevi rispetto ai chilometri percorsi. Non è un caso che l’idea nasca proprio da questa esigenza: accorciare i tempi e così anche le distanze.

Il concept tecnico fu presentato per la prima volta nel 2013 da Elon Musk, oggi l’uomo più ricco del mondo, tra le altre cose cofondatore e amministratore delegato della casa costruttrice di auto elettriche Tesla e della compagnia spaziale SpaceX. Questa la sfida lanciata alla comunità degli innovatori di tutto il mondo: un mezzo di trasporto terrestre che permettesse di percorrere la tratta Los Angeles - San Francisco (ben 610 chilometri che, con un viaggio normale su rotaie tra cambi vari, richiederebbe circa 11 ore e 48 minuti) in 30 minuti. La domanda dunque permane: impossibile o futuribile? Già allora era chiaro che si trattava di un’idea rivoluzionaria.

Nelle 57 pagine da lui esposte, Hyperloop avrebbe appunto viaggiato a velocità proibitive grazie ad una spinta di accelerazione costante di 1G (9,8 m/s2) nei primi due minuti di viaggio e una volta raggiunta la velocità di crociera, questa riuscirebbe a mantenersi tale solamente grazie alla quasi totale mancanza di attrito con i binari (levitazione magnetica) e all’atmosfera rarefatta all’interno dei cilindri.

Un’idea che non è rimasta però un’esclusiva. Sin da subito infatti Hyperloop è stato reso volutamente open source, in modo che chiunque potesse svilupparlo in piena autonomia. Quello che fino a pochi anni fa poteva sembrare impossibile, ora invece potrebbe concretizzarsi grazie ai progetti portati avanti negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo.

Un unicum per il settore dei trasporti su rotaia, sia da un punto di vista tecnologico che ecosostenibile. L’intero sistema sarebbe alimentato da pannelli fotovoltaici che aiuterebbero a diminuire l’impatto ambientale, senza contare che grazie all’energia cinetica sviluppata dalla capsula e a quella recuperata in frenata ci sarebbe molta più energia prodotta di quella consumata. Si potrebbe viaggiare a una media di 600 km/h consumando solo un quarto dell’energia. 

Una sfida che non poteva rimanere l’ambizione di una sola persona. Oltre SpaceX infatti, tra le aziende attive spiccano HyperloopTT e Virgin. L’azienda di Richard Branson è sicuramente tra le più attive nella sperimentazione di questi treni del futuro. E nonostante un primo test positivo con passeggeri a bordo, le ultime notizie ci comunicano che si continuerà a ragionare sul trasporto delle sole merci. Hyperloop non è infatti privo di criticità. Un treno quasi supersonico, ecosostenibile, in grado di superare le attività sismiche e il possibile surriscaldamento dei binari, non poteva non presentare anche dei problemi intrinsechi. Primi fra tutti gli oneri normativi e di sicurezza, quest’ultima non garantita dalla naturale instabilità del veicolo. La tecnologia della levitazione elettrodinamica causa infatti ancora troppe vibrazioni incontrollate della capsula.

La ricerca però non si arresta, anche se ben lontana dalle stime iniziali di Musk che aveva calcolato una spesa di realizzazione del progetto intorno ai 6 miliardi di dollari. Gli ultimi dati segnano una cifra di spesa reale che si aggirerebbe intorno ai 68 miliardi di dollari.

Da Los Angeles a San Francisco, da Roma a Milano, da Abu Dhabi a Dubai e le capitali mitteleuropee di Budapest, Bratislava e Vienna: sono tante le tratte già ipotizzate, che fanno sognare i viaggiatori di tutto il mondo. E nonostante la difficoltà stessa di stilare un “preventivo” definitivo, la sfida tecnologica e imprenditoriale resta ugualmente sul tappeto, mentre gli investimenti non si fermano.


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