Il Padiglione dell'Italia a Expo 2020 Dubai

Il Padiglione dell'Italia a Expo 2020 Dubai

“La bellezza unisce le persone”: il lascito dell’Italia a Expo 2020

Un'edizione di Expo senza precedenti ha messo al centro il bisogno di guardare al futuro provando a rispondere alle sfide e alle domande della contemporaneità e il Padiglione Italia è stato il perfetto esempio di una proposta che passa per l'unione di popoli e di intenti, sin dalla sua progettazione

Marco Polo quasi mille anni fa esplorava la via della seta, l’Oriente, e mai avrebbe immaginato che la sua Venezia, proprio in Medio Oriente, sarebbe stata candidata a Capitale mondiale della sostenibilità. Venezia è un’oasi senza tempo, dove il passato, il futuro e il futuribile si coniugano necessariamente ogni giorno, a garantirne la sopravvivenza, un affascinante ecosistema da difendere e da sempre simbolo della bellezza italiana nel mondo. Expo 2020 Dubai è stato il luogo prescelto da Venezia per questa candidatura, l’occasione perfetta per sensibilizzare l’attenzione mondiale sulla grande sfida del nostro secolo: proteggere il mondo in cui viviamo, l’unico che davvero conosciamo, la più grande eredità che abbiamo avuto come umanità, da preservare per le future generazioni. Questo straordinario Expo si è celebrato in un momento storico complesso, in piena pandemia Covid. Dubai ha saputo affrontare questa lunga emergenza senza voler rinunciare a questo grande appuntamento internazionale, anzi preparandolo ancora più meticolosamente, per garantire al meglio la sicurezza di tutti. I cantieri edili sono rimasti sempre operativi, anche nei momenti più bui, e si è potuto così finalizzare le infrastrutture dell’area Expo e i padiglioni di tutti i Paesi.

“Connecting Minds and Creating the Future through sustainability, mobility and opportunity” è stato l’obiettivo primo di questa Expo, la prima edizione di sempre in Medio Oriente, Nord Africa e Asia Meridionale (ME.NA.SA). E dunque “opportunità” quale momento di valorizzazione del potenziale dei singoli e delle comunità per creare un futuro migliore; “mobilità” attraverso sistemi innovativi di trasporto e comunicazione, in piena sicurezza, di persone e cose; e “sostenibilità” in termini di accessibilità e resilienza delle risorse naturali del pianeta, siano esse energetiche o ambientali.

Un messaggio al mondo dall'Italia

L’Italia ha scelto di esprimersi al meglio proprio nell’ambito della sostenibilità, scelta vincente e già premiata come miglior progetto innovativo in occasione di “Construction Innovation Awards”Il Padiglione Italia è stato disegnato da un pool di prim’ordine che annovera Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&MIngegneria ed è guidato da Paolo Glisenti, capitano di lungo corso di provata esperienza. 

Il padiglione Italia è stato tra i più visitati in assoluto, sui 192 presenti nel sito. Oltre un milione i visitatori in presenza che hanno varcato le soglie del Padiglione, ed altri 10 milioni gli utenti virtuali sono stati raggiunti dall’avvio dell’Esposizione Universale con centinaia di attività e dirette streaming organizzate dal Padiglione, attraverso social media, sito web e le community online coinvolte.

Un percorso espositivo caratterizzato da installazioni dimostrative dell’innovazione e della sostenibilità, opere dell’ingegno di brillanti realtà italiane, accanto a un variegato programma di iniziative di carattere scientifico, culturale e artistico. Il padiglione è imponente alla vista, si estende su una superficie di 3.500 metri quadri e raggiunge un’altezza di 27 metri. Uno spazio espositivo vibrante e al contempo rappresentativo del migliore genio italiano del momento. Un puzzle di esperienze variegate, di aziende partner grandi, medie e piccole che hanno saputo amalgamarsi insieme, valorizzando le une con le altre, portando dall’Italia le migliori componenti costruttive, impiantistiche, tecnologiche e scenografiche anche nell’ambito dell’architettura digitale, che ha caratterizzato questa edizione di Expo 2020.

Un padiglione totalmente all’aperto, coperto da un tetto formato da tre barche, separato dall’esterno da una facciata in corde nautiche, con ricambi d’aria del tutto naturali, all’insegna della maggior sicurezza possibile rispetto al rischio di diffusione del Covid-19. Questo ha consentito un approccio sostenibile volto al risparmio energetico, evitando il condizionamento dell’ambiente interno, come invece è avvenuto nella maggior parte degli altri padiglioni. Il principio seguito è stato quello dell’economia circolare e nella costruzione sono stati utilizzati materiali organici o riciclati, in primis l’acqua, le alghe, le bucce d’arancia, il caffè, il legno e la sabbia. Quattro concetti che sono sintesi efficace della sua sostenibilità: un padiglione che respira (alghe al posto di aria condizionata); mangia (tutti i materiali dei quali è fatto sono in qualche modo compostabili); emoziona (il sistema di illuminazione capace di percepire e reagire in tempo reale alle emozioni del visitatore che lo attraversi), ascolta e risponde, sempre in tempo reale, alle domande sul cambiamento climatico di un luogo poste dal visitatore.

Un padiglione peraltro molto sicuro, tanto da essere stato certificato, ed è la prima volta che accade. Una certificazione che attiene sia i materiali che le parti che lo compongono, ma anche l’evento in sé, grazie all’esperienza ed alla professionalità di Rina. L’ente ha certificato secondo lo standard Iso 20121 relativo alla sostenibilità degli eventi e della location del Padiglione Italia. Requisiti finalizzati a far sì che l’impatto dell’evento sia minimo sull’ambiente, sulla comunità e contribuisca a rafforzare le relazioni con gli stakeholders, dalle autorità locali ai fornitori, dai lavoratori ai partecipanti e utenti delle manifestazioni. La scelta dei materiali utilizzati all’interno del Padiglione Italia è stata orientata a una politica di azzeramento dei rifiuti di plastica conforme alla dichiarazione della Circular Plastics Alliance e allineata al nuovo piano d’azione per l’economia circolare della Commissione Europea.

L’Italia ha potuto mostrare le proprie buone pratiche legate alla sostenibilità e confrontarsi con gli altri Paesi che stanno affrontando le sfide della green economy, grazie anche a uno scambio continuo di competenze tra studenti, professori e università da tutto il mondo. Del resto questa tipologia di eventi influisce direttamente sull’ambiente in maniera significativa, vista la presenza di oltre 20 milioni di visitatori da tutto il mondo.

È “la bellezza che unisce le persone” che ci ha rappresentato come popolo, un fattore unificante di genio e del talento del nostro Paese. Il Padiglione Italia è stato il frutto di un’architettura ideata per mettere in scena con creatività e innovazione questo principio, che ha fatto da connettore tra popoli, talenti e ingegno, eredità culturale mediterranea e ponte verso il futuro. Un maestoso “David” di Michelangelo riprodotto a grandezza naturale con stampante 3D, posto al centro del padiglione, ha sintetizzato l’Italia più bella, magnificente, quella della nostra più alta tradizione, quasi un’eredità e una promessa per un futuro di speranza e di rispetto del mondo in cui viviamo.

Come cambierà il sito di Expo 2020 Dubai

È stata una esposizione straordinaria, Dubai 2020 ha saputo sfidare una pandemia senza precedenti. Il più grande esempio di quanto l’uomo possa essere e fare, senza confini, tutti insieme per costruire un futuro migliore. Un futuro che potrebbe vedere il Padiglione Italia rimanere stabile a Dubai, anche dopo l’esposizione terminata il 31 marzo, e diventare parte integrante del centro di ricerca che gli Emirati Arabi hanno pensato per valorizzare al meglio il lascito dell’evento. Magari, un centro di alta formazione per il recupero e restauro di opere d'arte e beni archeologici danneggiati da catastrofi naturali, da riprodurre digitalmente con le tecniche collaudate per il David di Michelangelo. Un campus arabo mediterraneo, ancora immaginario, per futuri Marco Polo curiosi e ambiziosi, che possano portare in dote il Dna dell’Italia.

Per quanto riguarda invece il sito fisico di Expo, nel suo complesso, diventerà a breve una Smart City e sarà chiamata District 2020. Circa sei-nove sono i mesi dì temporanea chiusura previsti per realizzare una cittadella intelligente. L’80% delle strutture esistenti sarà mantenuto e adeguato alle future esigenze, per un totale di oltre 260mila metri quadrati dì superficie. 

L’attuale Al Wasl Plaza, il punto di riferimento iconico di Expo Dubai 2020, continuerà a fungere da spazio comunitario per grandi eventi, collegando hotel e uffici. L’area denominata “Terra”, The Sustainability Pavilion, si trasformerà in “Children and Science Center”. L’area “Alif”, il Mobility Pavilion ospiterà un moderno edificio commerciale. Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, impressionante struttura a forma di falco, diventerà invece un centro culturale. 

L’attuale “Flow Pavilion”, partner commerciale globale di Expo 2020 Dubai, DP World, continuerà come struttura permanente dedicata all'innovazione e all'istruzione nella logistica commerciale.

Le tre aree del Distretto Tematico di Expo, Opportunità, Sostenibilità e Mobilità, vedranno sorgere nuove aree commerciali e residenziali. L’innovativa stazione di servizio del futuro di ENOC, la prima certificata LEED Platinum al mondo, continuerà a servire il pubblico post-evento al Distretto 2020.

Questo futuro District 2020 aprirà ufficialmente le sue porte a potenziali inquilini e ad aziende a partire da ottobre 2022, con l’obiettivo di ospitare una popolazione di 145mila abitanti. Davvero incredibile, se si pensa che fino a qualche anno fa tutto questo era solo uno sconfinato deserto.


Patrizia Marin - Giornalista e presidente di Marco Polo Experience, agenzia di comunicazione strategica, public affairs, marketing e media relations, con esperienza ventennale in internazionalizzazione d'impresa, comunicazione, media relations, mappatura dei decisori e della comunità dei rapporti di interesse. È stata consigliere della Presidenza italiana del Consiglio dei ministri della Comunicazione, Editoria e Informazione. Nei settori logistica e infrastrutture, è stata responsabile delle comunicazioni dell'autorità portuale di Venezia; consulente relazioni media per Aeroporti di Roma; international pr advisor per Atlantia mentre è vicepresidente di FBC. È professore a contratto in Leadership e Relazioni Internazionali presso l'università IULM ed è laureata in giurisprudenza e scienze politiche internazionali.

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