La sfida per gli aeroporti e l'aviazione civile nel 2022 è ripartire dopo il picco dell'emergenza da Covid-19 nei due anni precedenti. Il calo dei contagi e l'allentamento delle restrizioni sanitarie hanno riportato fiducia nei viaggi aerei in Italia, nei primi tre mesi dell'anno. Nonostante la preoccupazione legata al conflitto tra Russia e Ucraina, il recupero del traffico domestico e la ripartenza della connettività europea hanno riportato i volumi dei passeggeri al 70% (9,8 milioni) in Italia, rispetto al 2019.
Ma come consolidare la ripresa? Quale approccio servirà alla luce di quanto accaduto? Come rispondere alle sfide della sostenibilità e dell'innovazione? Dai mercati all'energia green, dai droni ai sistemi intermodali, ne abbiamo parlato con Monica Scarpa, amministratore delegato del Gruppo SAVE, polo aeroportuale comprensivo di quattro scali su una linea di 200 chilometri, nel nord-est d'Italia: Marco Polo di Venezia, Canova di Treviso, Catullo di Verona e Montichiari di Brescia.
Il confronto dei volumi passeggeri tra marzo 2022 e marzo 2019 indicava ancora -31,4% Treviso (197mila passeggeri), -38,9% Verona (135mila) e -40,7% Venezia (479mila). Ma l'infrastruttura aeroportuale è un asset importante per il Veneto, che con 69,2 milioni di presenze si attestava pre-pandemia (2018, dati Istat) come la prima regione turistica d'Italia.
Dottoressa Scarpa, come procede la ripresa?
«Il recupero del traffico è entrato nel vivo nel 2022: nel primo trimestre il volume dei passeggeri dei tre aeroporti corrisponde a circa il 60% dei passeggeri registrati il primo trimestre 2019. Secondo le previsioni, il Marco Polo raggiungerà l'80% nella stagione estiva da aprile a ottobre, e il 90% nell'ultimo trimestre. A Venezia, terzo scalo intercontinentale nazionale, stanno tornando i collegamenti sul Nord America. In un'ottica di differenziazione, Treviso è base per i voli Ryanair, mentre Verona ha una specializzazione sulla charteristica. Per tutti gli scali, i primi segnali di ripartenza del mercato domestico si sono manifestati già nel 2021».
Come incide la guerra tra Russia e Ucraina?
«C'è un assestamento del mercato, che considera in misura minore il contributo atteso dai paesi dell'ex Unione Sovietica. La situazione geopolitica ha inibito il traffico dei vettori russi, comunque già inficiato dal mancato riconoscimento del vaccino Sputnik per l'ingresso in Italia. Quel mercato non si è più ripreso, ma non pesa sui numeri del gruppo».
Gli aeroporti hanno un ruolo nel far aumentare il soggiorno medio? In che senso bisogna ‘fare sistema’ per la ripresa del turismo?
«Assolutamente sì: il turismo veicolato dal traffico aereo porta tanta più ricchezza, quanto più il visitatore arriva da lontano. Questo vale in particolare per un aeroporto con voli intercontinentali come Venezia, da dove i visitatori si possono spostare in una regione dove ci sono ben nove siti Unesco. 'Fare sistema' è ancora più necessario di fronte a crisi impreviste come l’epidemia da Covid-19: per stimolare la ripresa del mercato incoming e outgoing servono azioni coordinate che tengano conto delle specificità dell'offerta. Il progressivo processo di dehubbing poi gioca a favore dei voli punto a punto, in particolare di quelli a lungo raggio, che permettono di accorciare consumi, tempi e costi».
Come punta SAVE a raggiungere zero emissioni entro il 2030?
«Abbiamo progetti su più ambiti, tra questi l’adozione graduale di energie rinnovabili, con in particolare il passaggio dell’alimentazione della centrale di trigenerazione al Marco Polo da combustibile fossile a un vettore energetico senza emissioni di CO₂, oltre all’utilizzo di pannelli fotovoltaici, di mezzi elettrici all’interno del sedime aeroportuale e allo sviluppo dell'intermodalità attraverso il collegamento diretto con il sistema ferroviario. Da anni, comunque, il modo di progettare lo sviluppo dei nostri aeroporti è orientato alla sostenibilità».
In cosa consiste la collaborazione con Snam e Airbus per l'idrogeno?
«Una delle sfide maggiori nell'utilizzo dell'idrogeno come carburante consiste nel generare economie di scala che consentano di abbassarne il costo. Gli aeroporti sono in tal senso infrastrutture ideali per lo studio e l’utilizzo dell’idrogeno. La vicinanza con l’area di Porto Marghera, dove è previsto sorgere un Hydrogen Park, rende particolarmente strategico l’aeroporto di Venezia, scalo privilegiato per lo sviluppo di una filiera end-to-end efficiente da realizzare anche attraverso la collaborazione con Snam e Airbus».
Come state sviluppando il progetto di Urban Air Mobility per la mobilità e-Vtol?
«L’utilizzo di droni costituisce un passaggio importante per l'intermodalità del futuro, che ritengo sarà aria-aria. Con Aeroporti di Roma e gli aeroporti di Nizza e Bologna abbiamo dato vita al progetto Urban Blue e a Venezia stiamo già lavorando alla progettazione di un vertiporto e a una rete di connessioni tra gli aeroporti da noi gestiti, collaborando con Enac ed Enav per lo sviluppo di questa modalità di trasporto green, tenendo conto degli aspetti normativi che riguardano innanzitutto la densità delle aree abitate che saranno sorvolate dai droni».
E alle Olimpiadi 2026 di Cortina ci arriveremo con il drone?
«A Cortina si può arrivare già oggi in elicottero, ma c'è un tema di costi. La tecnologia sta facendo passi da gigante e i droni consentiranno una diversificazione nelle soluzioni di mobilità con un'accessibilità sempre maggiore. Il nostro obiettivo è di avviare le prime attività sperimentali nel 2024, per arrivare ad offrire una serie di servizi nel 2026. Stiamo inoltre lavorando sull’uso futuro di droni per il trasporto sanitario verso Padova e per il collegamento con il porto di Chioggia».
In Veneto si parla anche di Hyperloop, che dovrebbe raggiungere Venezia Tessera…
«Mi piacciono le sfide, ma consideriamo che all’aeroporto di Venezia è già previsto il collegamento intermodale con il sistema ferroviario i cui lavori inizieranno nel 2023, con prevista conclusione a fine 2025. L’evoluzione delle tecnologie ci prospetta soluzioni dai costi sempre più competitivi, come nel caso dei droni, che implicano la realizzazione di infrastrutture poco dispendiose, a differenza di quelle necessarie per l’Hyperloop».